Pensioni: tre mesi in più di lavoro dal 2027, ma si lavora allo stop dell'aumento

Niccolò Mencucci Niccolò Mencucci - 07/08/2025 10:15

Pensioni: tre mesi in più di lavoro dal 2027, ma si lavora allo stop dell'aumento

Tra un anno e mezzo circa, l?accesso alla pensione subirà un rinvio di tre mesi, a causa dell?adeguamento automatico legato alla speranza di vita.

Un appuntamento che il Governo Meloni punta a rinviare, in modo che i lavoratori possano andare in pensione anche nel 2027 con gli stessi requisiti di oggi.

Ma congelare questo aumento non sarà affatto semplice, soprattutto a livello finanziario.

Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di PENSIONI SEMPLICI.

Pensioni, tre mesi in più di lavoro dal 2027: in arrivo lo scatto

Come previsto dalla Riforma Fornero, ogni tot anni i requisiti per il pensionamento vengono aggiornati automaticamente in base alle variazioni della speranza di vita.

Ed è proprio ciò che accadrà a partire dal 2027, dal momento che l?ultimo rilevamento ISTAT ha certificato un aumento dell?aspettativa di vita.

Di conseguenza, dal 2027 il requisito anagrafico per accedere alla Pensione di Vecchiaia salirà da 67 a 67 anni e 3 mesi, con un analogo aumento anche per il requisito contributivo richiesto dalla Pensione Anticipata.

Una brutta notizia per almeno 44mila lavoratori, come segnalato dalla CGIL, che hanno firmato accordi di uscita anticipata (isopensioni, contratti di espansione) contando sulle attuali regole di pensionamento.

Con il nuovo scatto, questi lavoratori rischiano di trovarsi senza lavoro e senza pensione: una situazione che rievoca il dramma degli esodati di oltre un decennio fa, quando entrò in vigore per la prima volta il meccanismo della Legge Fornero.

Per evitare una nuova emergenza sociale, il Governo sta valutando un rinvio del provvedimento al 2029.

Ma il percorso è tutto in salita.

Pensioni, Governo al lavoro per lo stop dell'aumento di tre mesi

Come ogni intervento di rinvio, anche questo comporterà un impatto economico tutt?altro che trascurabile per le finanze pubbliche.

Mesi fa era al vaglio un decreto ad hoc per bloccare l?aumento, con una copertura stimata attorno ai 200 milioni di euro: una somma significativa, specie alla luce degli obiettivi del Governo in tema di sostenibilità dei conti pubblici. Ma non estrema.

Tuttavia, le stime più aggiornate parlano ora di un costo vicino al miliardo di euro, qualora l?intervento coprisse l?intero biennio 2027-2028.

Un costo decisamente spropositato, soprattutto considerando che la spesa per pensioni è destinata a toccare il 17,1% del PIL entro il 2040.

Pensioni, cosa comporteranno tre mesi in più di lavoro dal 2027

Oltre al rischio concreto di creare una nuova generazione di esodati, lo scatto in avanti dei requisiti avrà un effetto generale: chi andrà in pensione dovrà attendere tre mesi in più.

Tuttavia, questo tempo aggiuntivo potrebbe comportare dei vantaggi nel lungo periodo.

Posticipare il pensionamento permette infatti di ottenere un assegno più elevato, grazie all?applicazione di un coefficiente di trasformazione più alto nella parte contributiva dell?assegno.

Per chi non lo sapesse, il coefficiente di trasformazione è un parametro che consente di "convertire? i contributi versati durante la carriera lavorativa nell?importo della pensione finale.

Si tratta di un coefficiente che "cresce" con l?età di uscita dal lavoro: più tardi si va in pensione, più alto sarà il coefficiente applicato, e quindi più elevato sarà l?assegno previdenziale.

Toccherà quindi aspettare qualche mese in più, ma in cambio si otterrà quasi sicuramente una pensione più generosa. A meno che, ovviamente, i coefficienti di trasformazione non vengano rivisti al ribasso nel prossimo aggiornamento.

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