Pil italiano in lieve calo: analisi segnala assestamento e opportunità di crescita

Marco Valeriani Marco Valeriani - 30/07/2025 16:15

Pil italiano in lieve calo: analisi segnala assestamento e opportunità di crescita
«La lieve contrazione del Pil italiano nel secondo trimestre non deve essere interpretata come un segnale d'allerta, ma piuttosto come un rallentamento fisiologico nell'assestamento dell'economia. Il calo dello 0,1%, certificato dall'Istat, riflette la debolezza della domanda interna e un parziale affaticamento dell'export, in un contesto internazionale ancora incerto, recentemente influenzato dall'accordo sui dazi tra Stati Uniti e Unione Europea».
Questa analisi del Centro studi di Unimpresa sottolinea che i consumi delle famiglie sono condizionati dall'inflazione passata e da un clima di incertezza. Gli investimenti privati, invece, risentono di condizioni finanziarie rigide, nonostante i primi segnali di allentamento sui tassi. Tuttavia, il mercato del lavoro si mantiene solido, con una disoccupazione stabile su livelli minimi storici, contribuendo alla coesione sociale e riducendo i rischi recessivi. Inoltre, la lieve frenata del Pil potrebbe rafforzare l'aspettativa di un prossimo taglio dei tassi da parte della Banca centrale europea.

«È necessaria una manovra economica mirata per stimolare la domanda interna, sostenere gli investimenti e mantenere flessibile la leva fiscale. Il governo dovrebbe concentrarsi sulla riduzione del cuneo fiscale, sul sostegno al credito per le PMI e sull'avvio di investimenti pubblici ad alto moltiplicatore economico. Con l'inflazione sotto controllo e una crescita contenuta nell'area euro, si giustificherebbe una politica monetaria più accomodante già da settembre», afferma Manlio La Duca, consigliere nazionale di Unimpresa.

Il dato sul Pil del secondo trimestre, diffuso oggi dall'Istat, evidenzia una contrazione dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e un incremento dello 0,4% su base annua. Questo rallentamento, rispetto al primo trimestre dell'anno in cui il Pil era cresciuto dello 0,3% congiunturale e dello 0,7% tendenziale, non è anomalo, ma rappresenta un fisiologico aggiustamento dopo la ripresa avviata nel 2024. In un contesto internazionale caratterizzato da tensioni geopolitiche e incertezze sui mercati energetici, il rallentamento della crescita non deve sorprendere. La stabilizzazione dei consumi, la fine degli effetti espansivi temporanei del superbonus e un mercato del credito selettivo, con tassi d'interesse ancora elevati, hanno contribuito a questa dinamica.

Attualmente, il punto più delicato dell'economia è la domanda interna, che rimane debole. I consumi delle famiglie, sebbene sostenuti da una dinamica salariale leggermente più favorevole, risentono degli effetti dell'inflazione del 2022-2023. Gli investimenti privati sono rallentati dall'incertezza del contesto economico. Sebbene l'inflazione sia in calo, ha avuto un impatto duraturo sulle abitudini di spesa e sul risparmio. Le esportazioni continuano a contribuire, ma con un apporto meno marcato rispetto al passato, influenzate dalla debolezza della Germania e dai nuovi equilibri commerciali globali.

In compenso, il settore turistico continua a fornire un supporto significativo all'economia. Il mercato del lavoro rimane solido, con un tasso di disoccupazione attorno al 6,5%, segno che le imprese non stanno attuando politiche restrittive sull'occupazione, contribuendo a sostenere i consumi e mitigare i rischi di recessione.
«La contrazione dello 0,1% del Pil nel secondo trimestre 2025 non è un segnale d'allerta, ma il riflesso di un'economia in fase di assestamento. Le fondamenta restano solide, il mercato del lavoro è stabile, la politica monetaria si prepara a diventare più espansiva e il rallentamento globale colpisce anche i nostri partner commerciali. La vera sfida sarà stimolare la domanda interna con misure efficaci, evitando l'irrigidimento fiscale e sostenendo la fiducia di imprese e famiglie. Una manovra economica mirata potrebbe trasformare questo passaggio delicato in un'opportunità per consolidare una crescita più equilibrata e duratura», conclude il consigliere nazionale di Unimpresa.

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(Questo articolo è stato creato con l'ausilio di un sistema di AI, dietro supervisione e controllo della nostra redazione, con lo scopo di arricchire dati e informazioni)

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