Comincia stentatamente la nuova ottava per Unicredit, che dopo aver lasciato la settimana scorsa sul terreno oltre il 10% del suo valore, ha partecipato anche oggi per tutta la mattinata del clima negativo che appesantisce tutto il comparto bancario del Ftse Mib con l'approssimarsi della data del referendum e tenta adesso di invertire la rotta ed evitare la sesta seduta consecutiva in rosso.
Il titolo Unicredit, spintosi nel corso della mattinata fino a un minimo intraday a 1,93 euro, ha recuperato parzialmente nel corso della seduta le perdite e scambia alle 15:15 a 1,98 euro per azione, in prossimità della parità e con circa 62 milioni di pezzi scambiati, non lontano dalla media dei volumi di scambio giornalieri degli ultimi tre mesi pari a circa 97 milioni di pezzi.
La view degli analisti
Non è bastata dunque sinora a dare slancio al titolo la promozione arrivata per l'istituto guidato da Jean Pierre Mustier da parte degli analisti di Jefferies.
La casa d'affari ha confermato questa mattina il rating buy sul titolo, alzando tuttavia il target price a 3 euro dalla precedente stima a 2,75 euro.
Mantengono invece una certa cautela i colleghi di Banca Imi, che sempre stamane hanno ribadito su Unicredit una raccomandazione 'Hold' con prezzo obiettivo a 2,4 euro, riservandosi di valutare la consistenza del piano strategico che sarà presentato a Londra il prossimo 13 dicembre.
Nella loro nota, gli analisti hanno aggiornato alcune stime sulla base delle previsioni, circolate sulla stampa negli ultimi giorni, relative alla cessione di Pioneer Investments.
"Stimiamo" scrivono gli esperti di Banca Imi, "che una cessione di Pioneer a 3,2-3,5 miliardi di euro possa generare 80-90bps di capitale per Unicredit ma possa anche ridurre le nostre stime di utile netto 2018 del 11%".
Aberdeen si ritira
E proprio su questo fronte è arrivata dai canali di Bloomberg News la notizia che Aberdeen Asset Management, uno dei concorrenti in corsa per l'acquisizione di Pioneer, ha abbandonato la gara considerando il prezzo di 3,5 miliardi di euro è troppo alto.
"Siamo arrivati al secondo round, ma ci siamo ritirati", ha dichiarato il CEO Martin Gilbert, perché "non potevamo permetterci la cifra di 3,5 miliardi verso la quale ci si avvia".
Dei britannici di Aberdeen Asset Management era stato prospettato un interesse, nelle settimane scorse, soprattutto per le attività all'estero di Pioneer, e in un secondo momento alcune voci di stampa lo davano come possibile membro del consorzio tra Poste Italiane, Anima e Cdp.
Stando agli ultimi rumors, le offerte giunte a piazza Gae Aulenti ancora sul tavolo restano, oltre quella del gruppo che vede Poste Italiane come capofila, le altre dei francesi di Amundi, degli autraliani di Macquarie e di Ameriprise Financial tramite la controllata Threadneedle Asset Management.
Sempre sull'affare Pioneer, da registrare nelle ultime ore è anche la dichiarazione di Luisa Todini, presidente di Poste Italiane, che ha affermato di considerare lo sviluppo nel ramo del risparmio gestito un asset importante per Poste Italiane a prescindere dall'esito dell'asta per l'acquisto di Pioneer da UniCredit.
"Il risparmio gestito" ha ricordato Todini, "è nel nostro piano industriale, il settore ci interessa perché ce lo chiedono gli italiani e noi trasformiamo i loro bisogni in realtà".
Unicredit tra le banche di rilevanza sistemica
Intanto questa mattina il Financial Stability Board ha confermato la presenza di Unicredit nel gruppo ristretto delle banche cosiddette di rilevanza sistemica globale: 30 operatori cui per dimensioni e presenza internazionale vengono imposti maggiori requisiti patrimoniali.
Unicredit viene classificata nella fascia più bassa (livello 1): gli istituti ai quali è richiesto un 1% aggiuntivo sull’indice Common Equity Tier 1 ratio, parametro di riferimento per la valutazione della solidità patrimoniale.
Fonte: News
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