I mercati azionari sono reduci dalla sesta settimana positiva consecutiva, ma non tutti festeggiano: mentre il pubblico retail si è tempestivamente posizionato, i fondi hedge e gli investitori istituzionali restano drammaticamente sottopesati sull'Equity.
Si conclude un’altra settimana entusiasmante per gli investitori. Il MSCI All Country porta a casa una performance del 4%; del 15% nelle ultime sei settimane, con le quotazioni ad un passo dal conseguimento di un nuovo massimo storico. L’impulso benigno risulta localizzato a Wall Street, che ha iniziato l’ottava con un balzo superiore al 3% per effetto dei noti sviluppi costruttivi nella bellicosità commerciale della Casa Bianca.
È il caso di notare come la performance dello S&P500 abbia conosciuto seguito nelle quattro sedute successive perlomeno in termini di saldo positivo. L’unica volta nella storia postbellica che una prestazione simile è stata registrata, risale a marzo 2003. Abbassando l’asticella a +2.5%, prima di quattro sedute positive (non necessariamente da lunedì a venerdì) si ottiene una casistica sufficientemente ampia per pervenire a conclusioni più statisticamente significative.
Il Rapporto Giornaliero di oggi mostra gli episodi più recenti, e già questo ci permette qualche riflessione. Nel rapporto di domani presenteremo un modello previsionale per i prossimi mesi il quale, possiamo qui anticipare, ben si inserisce tanto nell’orientamento emerso due settimane fa; quanto risulta allineato alle decisioni recenti del modello di asset allocation.
Va rammentato che, a 28 mesi di durata dal minimo di ottobre 2022, il bull market tuttora formalmente corrente risulterebbe fra i più brevi della storia. Inoltre, raramente Wall Street fa registrare i massimi annuali a febbraio.
Buona parte del merito della recente straordinaria performance di Wall Street, è riconducibile ad una stagione delle trimestrali rivelatasi di gran lunga superiori alle più rosee aspettative della vigilia.
Con riferimento alle 1.800 società che hanno riportato i risultati di bilancio, ben il 70.1% ha battuto le stime di profitto: un risultato che si colloca al 92esimo percentile delle rilevazioni storiche; oltretutto con una prevalenza netta clamorosa di società che hanno rivisto favorevolmente la guidance.
Senza dubbio l’innalzamento dei corsi azionari è stato favorito da un basso posizionamento degli investitori professionali: gli istituzionali sono scarichi di azioni, in misura superiore a 1.5 deviazioni standard rispetto alla media, stando a quanto riporta Goldman Sachs; mentre i fondi hedge risultano in sottopeso di Equity, secondo le stime di Deutsche Bank.
La speranza corale è che il downgrade di Moody’s, maturato in un contesto ben diverso da quello del 2011, possa favorire uno storno che consenta un ingresso meno impegnativo.
Gaetano Evangelista - www.ageitalia.net
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