Lo S&P500 è giunto al 27esimo nuovo massimo storico quest'anno, suscitando l'irritazione di chi è rimasto a guardare sin dal primo record di gennaio. Dal minimo di aprile la performance sfiora ora il 34%. Ed inizia ad arrivare il denaro fresco.
Dunque nonostante una revisione verso l’alto delle attese di crescita del PIL e dei prezzi al consumo, la Fed nondimeno ha ridotto il costo del denaro, gratificando la pazienza degli investitori, con lo S&P500 salito venerdì sera al 27esimo nuovo massimo storico di quest’anno. Chi ha osservato perplesso la prima prestazione di questo tipo, otto mesi fa, ha assistito ad un’ulteriore rivalutazione di mercato del 9%, senza considerare i dividendi.
Sale dunque a +33.7% la performance di Wall Street dal minimo di aprile, che ha gettato molti in un insanabile sconforto. Quel sostanziale bear market è stato già il terzo di questo pur spettacolare decennio, e così non sorprende che, prima della passata ottava, i deflussi di investimenti abbiano prevalso. Ha interrotto questa sequenza per l’appunto la scorsa settimana, con i fondi azionari domestici e globali che hanno raccolto oltre 120 miliardi di dollari: il dato più consistente dell’anno.
Il ritardo accumulato da molti investitori eccessivamente cauti però è ancora consistente, malgrado nonostante i principali indici – Dow Jones, S&P500, Nasdaq e Russell 2000 – siano saliti venerdì all’unisono a nuovi massimi storici. Del resto, è difficile quest’anno trovare investimenti finanziari che non abbiano performato: persino i titoli di Stato sono in guadagno, con il rendimento del T-Note che ha iniziato a flettere dal giorno dell’approvazione dell’OBBBA al Congresso: ennesima evidenza di dissociazione rumorosa fra la narrazione prevalente e l’andamento effettivo e per molti sorprendente dei mercati.
La settimana che si inaugura oggi perlomeno sarà motivo di meditazione e di riflessione. Non è previsto il rilascio di primari dati macroeconomici, e la stagione delle trimestrali del Q3 è ancora relativamente distante.
Ci sono però tre elementi che inducono ad una ragionevole cautela. L’ottava successiva alle scadenze tecniche di settembre è impegnativa per il listino, con lo S&P500 che nella settimana corrente ha ceduto terreno in ben 22 degli ultimi trent’anni, conseguendo un saldo medio del -2% negli episodi negativi.
In secondo luogo Wall Street giovedì e venerdì sera ha conseguito un setup di potenziale massimo da analisi della regressione lineare, come segnala il Laboratorio. Infine, sussiste ora una correlazione (marginalmente) positiva fra l’indice azionario ed il VIX: una anomalia che in passato, in proporzioni certo più consistenti di quella recente, in effetti ha anticipato uno storno delle quotazioni azionarie.
Gaetano Evangelista - www.ageitalia.net