Taglio dei tassi di riferimento di 25 punti base
La Federal Reserve ha ridotto il tasso di riferimento sui prestiti (il federal funds rate) di 0,25 punti percentuali (25 bps).
Questa è una mossa di politica monetaria espansiva, utilizzata per:
- allentare le condizioni finanziarie,
- sostenere l’attività economica,
- ridurre i costi di finanziamento per imprese e famiglie.
Dissenso interno al comitato
Tre membri del FOMC (Federal Open Market Committee) hanno votato contro la decisione.
Ciò segnala divergenze interne: alcuni membri probabilmente ritengono prematuro allentare la politica monetaria, forse a causa dei rischi inflazionistici ancora presenti.
Il dissenso, pur non alterando il risultato finale, indica che la Fed si trova in una fase di delicata transizione tra la lotta all’inflazione e il supporto alla crescita.
Stop al processo di riduzione del bilancio della Fed
La Fed ha annunciato che dal 1° dicembre interromperà la riduzione del proprio bilancio (“quantitative tightening”) comprando titoli di stato per un cifra iniziale di circa 40 mld di dollari al mese per tre mesi - totale 120 mld di dollari.
Attualmente la Fed lasciava scadere parte dei titoli detenuti senza reinvestirli, riducendo quindi le sue attività totali.
L’annuncio significa che:
- il bilancio verrà stabilizzato (congelato),
- i titoli di Stato in scadenza saranno reinvestiti in nuovi Treasury,
- non vi saranno ulteriori riduzioni delle disponibilità aggregate di titoli.
Implicazioni macro-finanziarie
Un bilancio stabile implica:
- maggiore liquidità nel sistema finanziario rispetto allo scenario di QT continuato;
- minore pressione al rialzo sui rendimenti a lungo termine;
- segnale che la Fed vuole evitare un eccessivo irrigidimento delle condizioni monetarie.
Dichiarazioni di Powell: quadro economico misto
Powell afferma che:
- l’inflazione rimane troppo alta,
- il mercato del lavoro si è indebolito,
- persistono rischi al ribasso sull’economia.
Questa sintesi indica che, pur rimanendo vigile sull’inflazione, la Fed riconosce un raffreddamento dell’attività economica e del mercato del lavoro.
La combinazione di queste due condizioni giustifica il taglio dei tassi.
Reazione dei mercati: aumentano le aspettative di tagli futuri
Il FedWatch Tool del CME, che misura le probabilità implicite nei futures sui Fed Funds, mostra un forte aumento della probabilità di ulteriori tagli nei primi mesi del 2026.
La maggiore variazione è registrata per marzo:
- probabilità di un nuovo taglio da 25 bps: >41% (da poco sotto al 34%)
Come interpretarlo
I mercati hanno letto le comunicazioni della Fed come:
- più accomodanti del previsto,
- compatibili con un ciclo di allentamento più rapido o più profondo.
La combinazione di:
- taglio dei tassi,
- stop al QT,
- dichiarazioni su debolezza del mercato del lavoro,
ha rafforzato l’idea che la Fed stia preparando un percorso di graduale ma continuo ammorbidimento monetario.
Sintesi finale
L’articolo descrive una Fed che sta entrando in una fase di transizione:
- la lotta all’inflazione non è finita,
- ma l’economia mostra segnali di rallentamento,
- e il comitato è più disposto ad allentare la politica monetaria.
Il taglio dei tassi e il congelamento del bilancio rappresentano un importante pivot verso condizioni finanziarie meno restrittive.
I mercati hanno reagito anticipando ulteriori tagli dei tassi nel 2026, riflettendo la percezione di una Fed più accomodante.
Riforma FSOC: cosa cambia in breve
Il Financial Stability Oversight Council (FSOC) è un organismo consultivo inter-agenzia creato negli Stati Uniti con il Dodd-Frank Wall Street Reform and Consumer Protection Act del 2010 dopo la crisi finanziaria globale del 2008.
Il suo mandato originario è stato concentrato su:
· monitorare rischi sistemici nel sistema finanziario statunitense;
· coordinare gli sforzi delle principali autorità di regolazione (Federal Reserve, SEC, FDIC, OCC, CFPB);
· identificare e, se necessario, designare determinati istituti finanziari come “sistemicamente importanti” in modo da sottoporli a una vigilanza più intensa.
Storicamente, il FSOC ha operato ponendo grande enfasi su prevenzione dei rischi sistemici attraverso regolamentazioni prudenti e interventi di sorveglianza.
Il nuovo orientamento annunciato dal Tesoro
Nel dicembre 2025 il segretario al Tesoro Scott Bessent, che presiede il FSOC, ha annunciato una riforma significativa dell’organo.
Obiettivo dichiarato
L’amministrazione afferma di voler riposizionare il FSOC per favorire la crescita economica e ridurre ciò che considera “oneri regolamentari eccessivi” che, a suo giudizio, possono ostacolare lo sviluppo economico e, paradossalmente, indebolire la stabilità finanziaria stessa.
Bessent ha detto che troppe regolazioni sono state “eccessive, duplicate o ingiustificate”, e che questo approccio può avere effetti negativi sull’innovazione finanziaria, il credito e l’espansione economica complessiva.
Ripensare la stabilità in chiave crescita
Secondo Bessent la stabilità finanziaria non può essere raggiunta solo limitando i rischi; deve essere collegata a un’economia che cresce in modo sostenibile e inclusivo. Questa formulazione tenta di espandere il mandato del FSOC per includere la crescita e la “sicurezza economica delle famiglie”.
I principali cambiamenti strutturali
A. Nuovi gruppi di lavoro
La riforma include la creazione di gruppi specifici focalizzati su tre aree chiave:
- Market Resilience Working Group
- monitorerà e analizzerà la resilienza dei mercati finanziari essenziali, inclusi i mercati del Tesoro, del credito e altri segmenti cruciali.
- Household Resilience Working Group
- analizzerà la stabilità finanziaria delle famiglie, considerando la dinamica del credito, del debito al consumo e delle condizioni abitative.
- Artificial Intelligence (AI) Working Group
- esplorerà come l’IA può essere utilizzata nella regolamentazione e nella supervisione finanziaria, identificare rischi emergenti e promuovere l’adozione responsabile di tecnologie basate su intelligenza artificiale.
Inoltre, è prevista una workstream dedicata alla preparazione a crisi, che includerà scenari di attacchi cibernetici o shock di mercato.
Critiche di esperti
· Altri osservatori esterni temono che una maggiore enfasi sulla deregolazione possa accrescere la vulnerabilità del sistema finanziario a shock non prevedibili, soprattutto in presenza di debiti elevati, mercati complessi e innovazioni non ancora completamente valutate. Alcuni avvertono che potrebbe essere trascurata la prevenzione di rischi a lungo termine.
·Valutazioni favorevoli
· Al contrario, difensori della riforma sostengono che un eccesso di regolamentazione può soffocare la competitività del mercato statunitense, specialmente nel confronto con altri Paesi, e che un quadro normativo più leggero potrebbe stimolare credito, investimenti e tecnologie emergenti come le tecnologie AI nei servizi finanziari.
Curiosità:
Il paradosso del rischio: quando più sicurezza crea meno stabilità
Nel mondo finanziario esiste un fenomeno controintuitivo: misure pensate per rendere i mercati più sicuri possono, in alcune circostanze, renderli più fragili.
Questo è noto come risk paradox o risk compensation effect.
L’idea centrale è che, quando i soggetti economici percepiscono un ambiente più protetto, tendono a comportarsi in modo più aggressivo, assumendo rischi che altrimenti eviterebbero. Con il tempo, questa dinamica può generare vulnerabilità sistemiche.
Le basi teoriche del paradosso
A. Effetto di compensazione del rischio
Studi comportamentali mostrano che:
- se gli individui percepiscono un rischio ridotto,
- compensano aumentando comportamenti rischiosi.
Nella finanza l’effetto si amplifica, perché decisioni individuali possono avere effetti collettivi significativi.
B. Moral hazard (azzardo morale)
Quando la presenza di protezioni esterne riduce le conseguenze negative di un errore, gli agenti economici sono incentivati a prendere più rischio.
Questo fenomeno è centrale nei modelli di stabilità finanziaria.
Come si manifesta nei mercati
1. Regolamentazioni troppo protettive
Regole estremamente restrittive possono indurre operatori finanziari a:
- cercare aggiri tecnici,
- utilizzare strumenti più complessi e opachi,
- spostare attività verso aree meno regolamentate (shadow banking).
Risultato: il rischio non sparisce, ma migra in zone difficili da monitorare, aumentando la fragilità del sistema.
2. Garanzie e interventi pubblici
Bailout, assicurazioni sui depositi e backstop pubblici riducono il rischio percepito.
Ma, sapendo di poter contare su una rete di salvataggio:
- banche e investitori possono prendere più rischi,
- i mercati possono gonfiare bolle speculative,
- il settore finanziario può diventare sovra-leveraged.
La crisi del 2008 è un esempio classico: anni di protezioni implicite hanno generato eccessi che il sistema non era in grado di assorbire.
3. Tecnologia e modelli matematici
Le innovazioni destinate a ridurre il rischio – modelli di VaR, algoritmi di hedging automatico, risk-management avanzato – possono creare falsa sicurezza.
Quando molti operatori usano gli stessi modelli:
- reagiscono allo stesso modo,
- vendono o si coprono simultaneamente,
- e amplificano lo shock iniziale.
Il risultato è volatilità sistemica anziché stabilità.
Perché “più sicurezza” può generare instabilità
A. La percezione del rischio si abbassa
Gli operatori reinterpretano il contesto come “sicuro” e alzano l’asticella della leva finanziaria e dell’esposizione.
B. Comportamenti sincronizzati
In un sistema altamente protetto, gli operatori tendono a comportarsi in maniera simile.
Questa omogeneità aumenta la correlazione tra comportamenti e amplifica gli shock.
C. Rischio che si accumula “sotto la superficie”
La stabilità apparente può nascondere squilibri crescenti che emergono all’improvviso (Minsky: “Stability is destabilizing”).
Implicazioni per regolatori e policy maker
- Evitare eccessi regolamentari che spingono il rischio nello shadow banking.
- Monitorare i comportamenti collettivi, non solo le singole istituzioni.
- Favorire trasparenza e incentivi corretti, invece di aumentare solo i vincoli.
- Progettare “regole anticicliche” che frenano l’assunzione di rischio nei periodi di apparente stabilità.
Conclusione
Il paradosso del rischio è uno dei fenomeni più complessi della finanza moderna:
più un sistema sembra sicuro, più gli operatori rischiano di spingerlo oltre il suo limite reale.
La vera stabilità non si ottiene aggiungendo sempre più protezioni, ma creando incentivi che favoriscano prudenza, trasparenza e resilienza strutturale.
LA SETTIMANA IN BORSA
La settimana ha avuto due velocità: quella rialzista coincisa con il 37° record in chiusura dello S&P (non massimo intraday) trainato dal taglio dei tassi e soprattutto dal QE con cui la FED ridona liquidità al mercato dei treasury comprando 49 mld al mese sul mercato dei bond con scadenza inferiore ai 3 anni, poi la giornata di venerdì su cui ha pesato Oracle che con i suoi dati deludenti ha messo pressione sulla tecnologia e dubbi sull'effettivo impatto dell'AI sui conti.
Specifica Europa
L'Area Euro si difende avendo chiuso in anticipo rispetto al "sell off" di venerdì in America e registra chiusura contrastate in attesa della riunione della Bce della prossima settimana dalla quale non ci si aspetta alcun taglio, ma parole più distensive per il prossimo anno come richiesto da Macron.
Performance settimanali degli indici europei
I principali listini europei hanno chiuso in rialzo:
- DAX (Germania): +0,66%
- CAC 40 (Francia): -0,57%
- FTSE MIB (Italia): +0,19%
- FTSE 100 (Regno Unito): -0,19%
- EURO STOXX 50: 0%
- MSCI Europe: -0,11%
- EURO STOXX 600: -0,09%
Specifica Usa
Le azioni di Oracle hanno subito un forte ribasso (circa -15%) dopo risultati trimestrali inferiori alle attese, con forti aumenti dei costi per investimenti in data center e intelligenza artificiale: l’effetto ha generato nervosismo tra gli investitori nei titoli tecnologici che ha maturato un ribasso di quasi il 2% nella sola giornata di venerdì.
Performance settimanale degli indici Usa e mondo
Anche i listini americani chiudono in positivo:
- S&P 500: -0,63%
- Nasdaq: -1,62%
- Russell 2000: +1,19%
- MSCI World: -0,24%
- MSCI Emerging Market: +0,33%
- MSCI China: -0,69%
Dati macro:
Pochi dati in uscita questa settimana, per cui si fa riferimento alle parole di Powell che intravede dei problemi in termini inflattivi per i prossimi mesi e giovedì della prossima settimana il dato sull'inflazione sarà da catalizzatore per gli operatori.
Analisi tecnica e valutazioni:
I prezzi continuano a lateralizzare senza la forza per avere ragione delle resistenze coincidenti con i massimi storici toccati tra ottobre e novembre. Ci vorrebbe ora una notizia positiva per ridare motivazioni agli acquisti e portare lo S&P verso quota 7.000 punti che rappresenterebbe un bel traguardo in un anno in cui in molti si aspettavano un risultato negativo e non certo un +15% senza considerare il cambio euro / dollaro.
Conclusioni
Sembra quasi che i gestori attivi, in ritardo di performances, abbiano quasi l'interesse a creare debolezza sul mercato per recuperare qualche punto percentuale per la fine dell'anno. Vero anche che è difficile presentare dei portafogli scarichi alla luce del buon andamento dei principali listini mondiali.
Prospettive per la prossima settimana
La riunione della BCE non dovrebbe fare sussultare gli investitori con un taglio dei tassi con zero aspettative, ma le parole della Signora Lagarde potrebbe ridare vigore al vecchio continente che tanto è stato sbeffeggiato nelle ultime settimane sia da Trump che da Musk che ha mal digerito la multa inflittagli dall'anti trust. Sarebbe bello che riuscissimo ad aumentare lo spread di rendimento rispetto agli indici americani senza considerare il cambio euro/dollaro come successo nei primi mesi dell'anno per poi mangiarsi il vantaggio nei mesi successivi durante l'estate e l'autunno. Gli investitori dovrebbero capire che non c'è solo l'America, le big seven e la tecnologia, guardando un pò anche la luna.