Analisi Settimanale Mercati Finanziari - 18 Ottobre 2025

Michele Clementi Michele Clementi - 18/10/2025 07:24

Sono iniziate le trimestrali

La stagione delle trimestrali bancarie è iniziata in un momento peculiare: con lo shutdown del governo americano, molti dati macro (occupazione, attività industriale, vendite al dettaglio) non sono stati pubblicati, riducendo il “contesto” in cui gli investitori leggono i bilanci. In questo scenario, i risultati delle banche assumono un peso maggiore come “termometro” dell’economia reale.

Gli analisti attendevano una spinta dai ricavi di trading e dalle commissioni di investment banking. Con una curva dei tassi USA che rimane ripida, le banche avrebbero potuto beneficiare di margini d’interesse favorevoli (ovvero prestiti a rendimenti elevati rispetto al costo dei depositi).

Le star della settimana: Morgan Stanley e Bank of America

Morgan Stanley

Morgan Stanley ha registrato un risultato in forte crescita, soprattutto grazie al business azionario.

  • L’utile netto è cresciuto del circa 45% anno su anno.
  • Le commissioni da investment banking (in particolare l’equity underwriting) hanno mostrato una forte ripresa, contribuendo significativamente ai ricavi totali.
  • Notevole è che Morgan Stanley abbia superato Goldman Sachs nel ramo trading azionario: ha generato $4,1 mld in ricavi azionari (+35% YoY), superando i $3,7 mld di Goldman.
  • Anche la divisione wealth management ha performato bene, attirando nuovi asset netti.

In sintesi: Morgan Stanley punta a consolidare il suo posizionamento in aree “ad alto valore” come trading e investment banking, approfittando della volatilità del mercato.

Bank of America

Bank of America ha consegnato risultati solidi, battendo le attese in più voci chiave:

  • L’utile netto è salito del 23%, a circa $8,47 mld (o $1,06 per azione), contro le stime degli analisti che prevedevano circa $0,95 per azione.
  • I ricavi totali sono aumentati dell’11%, attestandosi intorno a $28,09 mld.
  • Il net interest income (NII) — cioè il margine da interessi (prestiti meno costi dei depositi) — ha stabilito un nuovo record.
  • Le commissioni da investment banking sono cresciute del 43%, riflettendo un aumento dell’attività di operazioni societarie e collocamenti.
  • La qualità del credito ha mantenuto una traiettoria favorevole: le accantonazioni per perdite su crediti sono rimaste stabili o leggermente in calo.
  • In risposta alla performance, la banca ha rivisto al rialzo le previsioni per il quarto trimestre, stimando un NII tra $15,6 e $15,7 mld.

Il modello “ibrido” di Bank of America — che integra retail, commercial banking, operazioni sui mercati e investment banking — sta pagando nei momenti favorevoli di mercato.

Altri protagonisti: JPMorgan, Goldman Sachs, PNC e altri

  • JPMorgan Chase ha aperto la settimana delle trimestrali con utili sopra le stime, sostenuti da performance robuste nei segmenti consumer e investment banking. Le commissioni da investment banking sono cresciute del 7 %.
  • Goldman Sachs ha beneficiato della volatilità e dell’attività nei mercati: l’equities revenue è cresciuta del 36%, mentre i ricavi totali della divisione FICC (fixed income, valute, commodities) sono anch’essi in crescita.

Il Forum Fintech ACPR-AMF 2025

Tenutosi il 9 ottobre a Parigi e coorganizzato dall’ACPR (Autorité de contrôle prudentiel et de résolution) e dall’AMF (Autorité des marchés financiers), è una piattaforma annuale di dialogo tra autorità di vigilanza, istituzioni finanziarie tradizionali e operatori fintech.
François Villeroy de Galhau — Governatore della Banque de France e Presidente dell’ACPR — ha aperto il forum con un discorso strategico che ha centrato l’attenzione sul concetto di sovranità nel contesto dell’innovazione finanziaria. 

Il tema proposto è “Fintechs and sovereignty: Three pillars to be strengthened together” (Fintech e sovranità: tre pilastri da rafforzare insieme). Villeroy ha sostenuto che l’ecosistema fintech, se ben strutturato e regolamentato, può contribuire concretamente alla sovranità economica, monetaria e tecnologica di un Paese o di una regione.

I tre pilastri della sovranità

Nel suo intervento, Villeroy ha articolato la sua visione in tre pilastri fondamentali attraverso cui il fintech può rafforzare la sovranità:

  1. Finanziare l’economia
    Villeroy ha richiamato l’importanza di garantire che le fintech possano contribuire efficacemente al finanziamento dell’economia reale.
    • Il discorso ha menzionato l’impegno dell’ACPR nel dialogo e nella regolamentazione per favorire l’accesso al capitale per le start-up fintech. 
    • Ha citato la Fintech Charter (Carta Fintech), che prevede tempi di risposta rapidi alle richieste iniziali (entro due settimane) e tempi utili anche per l’avvio del processo di autorizzazione (10 giorni). 
    • In questo contesto, lo sviluppo di strumenti come gli stablecoin denominati in euro è visto come potenzialmente utile, purché sottoposti a rigorosi controlli normativi. 
  2. Denaro e strumenti monetari
    Questo pilastro riguarda il controllo e la regolamentazione del denaro e degli strumenti digitali di pagamento e riserva di valore.
    • Villeroy ha posto l’accento sulla necessità che le autorità europee (in particolare ESMA) abbiano competenze forti nella supervisione degli emittenti di cripto-asset per evitare fenomeni di arbitraggio regolatorio. 
    • La difesa del ruolo dell’euro come valuta di regolamento (settlement) è un tema centrale, specie in uno scenario di diffusione di stablecoin esterni che potrebbero erodere la rilevanza dell’euro.
  3. Nuove tecnologie e innovazione
    Il terzo pilastro riguarda le infrastrutture tecnologiche, i dati, l’intelligenza artificiale, la cyber-sicurezza e il rapporto tra innovazione e regolazione.
    • Durante il forum è stata annunciata la creazione di una nuova Direzione per l’Innovazione, i Dati e i Rischi Tecnologici all’interno dell’ACPR, che unifica le divisioni che si occupano dell’innovazione e quelle che supervisionano i rischi tecnologici. 
    • Villeroy ha sottolineato l’esigenza di un dialogo continuativo tra autorità e fintech, affinché la regolamentazione resti al passo con il rapido evolversi della tecnologia. 
    • Il discorso suggerisce una regolamentazione proporzionata, che non ostacoli l’innovazione ma eviti che rimangano “aree grigie” non sorvegliate (es. in finanza decentralizzata). 

Curiosità:

“La nascita dei numeri dell’economia: storia dei dati macro negli Stati Uniti”

“Quando il PIL non esisteva”

  • Oggi diamo per scontato che ogni mese escano dati su PIL, occupazione, inflazione o vendite al dettaglio.
  • Ma fino a meno di un secolo fa, nessuno sapeva davvero “quanto” cresceva l’economia americana.
  • I dati macroeconomici sono un’invenzione del XX secolo, nati per rispondere a crisi, guerre e alla necessità di governare l’economia in modo moderno.

Le origini: la statistica prima dell’economia

  • Nel XIX secolo gli Stati Uniti raccoglievano solo dati demografici e agricoli (dal Census Bureau, fondato nel 1790).
  • I primi dati economici “quantitativi” erano frammentari: prezzi agricoli, produzione mineraria, commercio estero.
  • L’idea di un sistema integrato di contabilità nazionale non esisteva ancora.

La Grande Depressione e la nascita della macroeconomia

  • La crisi del 1929 creò un problema politico e intellettuale: nessuno sapeva quanto fosse caduta la produzione.
  • Simon Kuznets, economista russo naturalizzato americano, fu incaricato dal Congresso nel 1931 di “misurare” il reddito nazionale.
  • Nel 1934 pubblicò il primo rapporto: National Income, 1929–1932, che stimava per la prima volta il reddito nazionale e, di fatto, inventò il PIL (anche se inizialmente rifiutava di includere la spesa pubblica militare!).
  • Questo lavoro divenne la base della moderna contabilità nazionale.

⚙️ 3. La Seconda guerra mondiale e la nascita dei dati “ufficiali”

  • Durante la guerra, il governo USA capì che serviva un sistema stabile per pianificare la produzione, la spesa e il lavoro.
  • Nasce nel 1940 il Bureau of Economic Analysis (BEA), dentro il Department of Commerce, per standardizzare la pubblicazione dei dati.
  • Parallelamente, il Bureau of Labor Statistics (BLS) (esistente dal 1884) perfezionò le statistiche su occupazione, salari e prezzi (da cui nascerà il CPI, Consumer Price Index).

Il dopoguerra e la normalizzazione dei dati macro

  • Negli anni ’50-’60, con la crescita del keynesismo e delle politiche economiche attive, i dati macro divennero fondamentali per la politica monetaria e fiscale.
  • Ogni mese uscivano comunicati standardizzati — un sistema che altri paesi (come il Regno Unito e poi l’OCSE) imitarono.
  • Gli anni ’70 aggiunsero nuovi indicatori, come la Productivity and Cost Index e i Leading Economic Indicators.

Era digitale e “data revolution”

  • Dagli anni ’90, con Internet, i dati macro diventano accessibili al pubblico in tempo reale.
  • BEA, BLS, Fed e Census Bureau mettono online database aperti (FRED della Federal Reserve di St. Louis è emblematico).
  • Oggi, gli “indicatori” muovono i mercati in pochi millisecondi — ma la loro storia è quella di un progetto pubblico, nato per la trasparenza democratica e la gestione razionale dell’economia.

Oggi: lo “shutdown” e il silenzio statistico

  • Durante uno shutdown del governo federale, molti di questi uffici sospendono le pubblicazioni.
  • È una situazione inedita: un’economia ultra-monitorata che improvvisamente “diventa cieca”.

“Quando i numeri tacciono, capiamo quanto la nostra visione del mondo dipenda da loro. I dati macroeconomici non sono solo statistiche: sono la lingua con cui una nazione racconta sé stessa.”

LA SETTIMANA IN BORSA

In assenza di dati macroeconomici si trovano i colpevoli o i meritevoli di qualsiasi movimento dei listini, ora Trump poi le banche regionali statunitensi o una trimestrale in chiaro scuro, nel mentre la settimana ha chiuso sull'altalena dei listini mondiali: alcuni in rialzo altri in ribasso.

Specifica Europa

In Europa l'inflazione sale al 2,2%, ma non sembra essere questa la principale motivazione della volatilità dei listini area Euro, tra cui spicca la Francia in ripresa sulle voci di una stabilizzazione politica, sembra sempre più l'Italia degli anni di un governo nuovo ogni sei mesi. Il risiko bancario continua con la fusione di Bper e Banco di Sondrio con il chiaro obiettivo di togliere dal mercato le banche regionali che tanto preoccupano gli Stati Uniti.

Performance settimanali degli indici europei

I principali listini europei hanno chiuso in ribasso, ma quelli aggregati sono in rialzo trainati dai titoli francesi:

  • DAX (Germania): -1,69%
  • CAC 40 (Francia): +3,24%
  • FTSE MIB (Italia): -0,69%
  • FTSE 100 (Regno Unito): -0,77%
  • EURO STOXX 50: +1,38%
  • MSCI Europe: +0,44 %
  • MSCI STOXX 600: +0,37

Specifica Usa

Un giorno senza Trump è un giorno senza sole, ma le attenzioni sono per le piccole banche regionali Usa che sembrano essere rimaste imbrigliate dai leasing auto concessi a clienti poco meritevoli e che ora fanno tornare in mente la crisi Sub Prime del 2007 con i mutui concessi con toppa facilità e poi cartolizzati, ma le auto non sono le case, direi di non preoccuparsi più di troppo, giusto un pò di materiale per quei you tubers a cui piace spaventare per un like da parte di un orso invidioso e disorientato.

Performance settimanale degli indici Usa e mondo

I listini americani chiudono in positivo, mentre Cina ed Emergenti sono in ribasso a causa delle tensioni permanenti con i dazi di Trump:

  • S&P 500: +1,70%
  • Nasdaq: +2,46%
  • Russell 2000: +2,40%
  • MSCI World: '+1,38%
  • MSCI Emerging Market: -0,30%
  • MSCI China: -3,86%

Dati macro: 

Ancora con lo Shut Down i dati macro restano sospesi, ma le attese relative alle prossime riunioni della Fed scontano al 100% un taglio dello 0,25 per il 28 ottobre e al 50% un ulteriore limatura a dicembre anche se lo stesso Powell ha più volte detto che avrebbe valutato sulla base dei dati macro relativi al mercato del lavoro e l'inflazione che proprio per l'importanza del dato sarà comunicata in via eccezionale il 24 ottobre-

Analisi tecnica e valutazioni: 

I listini subiscono la volatilità dall'alto dei massimi storici su cui si trovano la maggior parte di essi in una situazione di ipercomprato che non necessariamente è sinonimo di inversione di rotta, anche se come nel caso della Cina, certe resistenza hanno fatto da "tappo" al rialzo come anche ai principali listini area Euro. L'oro continua a volare di massimo in massimo a conferma che a volte l'ipercomprato è sinonimo di forza e non di debolezza.

Conclusioni

Tutti in attesa di Powell il 28 ottobre, data in cui buona parte delle aziende americane avranno dato il loro contributo di crescita degli utili aziendali a sostegno del rialzo dei listini a dispetto di chi è ancora scettico sulla qualità del rialzo. Non vorrei sembra troppo ottimista, ma fino ad oggi oltre il 70% dei comunicati sono stati migliori delle attese.

Prospettive per la prossima settimana

La volatilità schizzata venerdì della scorsa settimana chiede tempo per rientrare nei ranghi, come quando il cane vi scappa da casa e lo chiamate perché ritorni. Dopo tanto tempo chiusa sui minimi vuole sgranchirsi le gambe e correre spaventando i passanti con la sua irriverenza ed entusiasmo, ma can che abbaia non morde per ora.

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