Rassegna Settimanale News Finanziarie - 21 Giugno 2025

Michele Clementi Michele Clementi - 21/06/2025 09:15

FED e tassi di interesse

La riunione della Fed non ha sorpreso nessuno, come lo stesso Trump definisce Powell: stupido era e stupido rimane, non tagliando i tassi di interesse, ma capiamo le motivazioni del nulla di fatto secondo una analisi del report che accompagna la decisione:

Nonostante le variazioni nelle esportazioni nette abbiano influenzato i dati (le aziende americane hanno importato un record di merci anticipando i dazi), gli indicatori recenti mostrano che l'attività economica continua a crescere a un ritmo solido. Il tasso di disoccupazione resta basso e il mercato del lavoro è stabile. L'inflazione è ancora relativamente elevata.

Il Comitato punta a raggiungere la piena occupazione e un'inflazione del 2% nel lungo periodo. Anche se l'incertezza sull'andamento economico è diminuita, rimane alta. Il Comitato resta attento ai rischi legati ai suoi due obiettivi principali.

Per sostenere questi obiettivi, è stato deciso di mantenere il tasso sui fondi federali tra il 4,25% e il 4,5%. Eventuali modifiche future dipenderanno dai nuovi dati economici, dalle previsioni e dal bilanciamento dei rischi. Il Comitato continuerà a ridurre il proprio portafoglio di titoli del Tesoro e obbligazioni ipotecarie.

Infine, il Comitato monitorerà costantemente l'evoluzione economica e sarà pronto ad adeguare la politica monetaria se dovessero emergere rischi che ostacolano il raggiungimento dei suoi obiettivi, considerando una vasta gamma di informazioni economiche e finanziarie.

Aspettative del mercato: ancora un nulla di fatto per la prossima riunione del 30 di luglio al 90%, un primo taglio dei tassi a settembre è dato al 64% ed un secondo taglio nelle ultime due riunioni di fine ottobre e metà dicembre.

In realtà i vari Presidenti delle Fed regionali sembrano piuttosto divisi al riguardo, nel senso che qualcuno vorrebbe non riprendersi dalla stupidite lasciando per tutto l'anno i tassi invariati, forse più per presa di posizione o braccio di ferro con il Presidente che non perde occasione per attaccare i membri del Fomc. Staremo a vedere, comunque la cosa che sorprende è il dollaro che piuttosto che rafforzarsi sul differenziale dei tassi con il resto del mondo continua a indebolirsi verso area 1,20.

Estate 2025 segna una fase cruciale per la finanza italiana, con un intenso scontro tra banche, grandi investitori e istituzioni.

1. Mediobanca e Banca Generali: una battaglia per il controllo

Mediobanca, guidata da Alberto Nagel, vuole acquisire Banca Generali, ma affronta un'assemblea divisa. Ha il sostegno del 38% del capitale (tra cui BlackRock, Norges e Canada Pension Fund), ma manca un 4% per la maggioranza. Oppositori influenti (Caltagirone, Delfin, Benetton, Amundi, Unicredit) potrebbero arrivare al 44%. L'assemblea è rinviata, segno di tensione latente.

2. Il possibile ruolo di MPS

MPS, con il suo AD Luigi Lovaglio, potrebbe lanciare un'offerta su Mediobanca già a luglio. Una mossa del genere cambierebbe gli equilibri e metterebbe in difficoltà Nagel, creando un potenziale effetto domino nel sistema bancario.

3. Unicredit vs Banco BPM: una scalata controversa

Unicredit vuole acquisire Banco BPM e ha ricevuto l'ok dall'antitrust. La Consob ha concesso 30 giorni extra per l'Ops, provocando lo scontento del CEO di BPM e dei politici di Fratelli d'Italia. Si accusa la Consob di aver agito con leggerezza, mettendo in discussione il golden power del governo. Il presidente della Consob, Paolo Savona, difende l'indipendenza dell'autorità.

Il governo sottolinea come UniCredit sia in realtà controllata in larga parte da capitali esteri (oltre il 60% del capitale è in mano a soggetti extra UE), e che pertanto l'operazione di acquisizione di Banco BPM possa rappresentare un rischio sistemico. Un'affermazione forte, che ha sollevato interrogativi non solo sul piano industriale ma anche sul ruolo della politica nel libero mercato.

4. Un sistema sotto pressione

Il risiko bancario è anche una lotta politica e istituzionale. Le mosse delle grandi banche si intrecciano con interessi internazionali, piccoli azionisti in allerta e l'uso strategico del golden power da parte dello Stato. Il finale è ancora tutto da scrivere.

Curiosità:

Trump Inc.: il Presidente brand globale tra business, politica e telefonini d'oro

Il cappellino rosso con la scritta Make America Great Again non è solo il simbolo della campagna politica di Donald Trump, ma anche l'icona di un impero commerciale. È acquistabile per 55 dollari sul sito ufficiale della Trump Organization, la holding familiare guidata dall'ex presidente e dai suoi figli, che ora ha compiuto un nuovo passo nel mondo del business: il lancio del primo telefono a marchio Trump, il T1 Phone.

Un impero da 600 milioni all'anno

Secondo l'agenzia Reuters, la Trump Organization vanta un fatturato annuo di circa 600 milioni di dollari, con attività che spaziano dai grattacieli agli hotel, dai campi da golf ai media, passando per cripto, NFT, merchandising e ora anche telecomunicazioni. Al centro di tutto c'è il nome Trump, trasformato in un marchio globale e trasversale, utilizzato per attirare il consenso politico e convertirlo in guadagni privati.

Il T1 Phone e Trump Mobile

Il nuovo Trump T1 Phone, dal design dorato e "orgogliosamente progettato in America", sarà in vendita da agosto a 499 dollari. In realtà, la produzione sarà affidata a un'azienda terza, mentre la Trump Organization concederà solo la licenza del marchio. Il dispositivo userà Android e sarà affiancato da un servizio telefonico, Trump Mobile, un operatore virtuale che si appoggia alla rete di T-Mobile. Il piano principale, chiamato 47Plan, costerà 47,45 dollari al mese – un chiaro riferimento ai mandati presidenziali di Trump (45° e, 47°) certo poteva essere più corretto a 45,47 dollari al mese.

Criptovalute, NFT e merchandising

Tra gli incassi più significativi dichiarati da Trump nel suo financial disclosure form figurano oltre 600 milioni di dollari provenienti da investimenti in criptovalute, golf club, licenze e progetti internazionali. Solo la meme coin $TRUMP, legata al suo ritorno sulla scena politica, ha generato 320 milioni di dollari in commissioni, ma ha anche causato perdite stimate in oltre 2 miliardi a circa 800.000 investitori.

Altri guadagni includono:

  • 1,16 milioni di dollari da NFT ("digital trading cards" a sua immagine),
  • 2,8 milioni dagli orologi Trump Watches,
  • 2,5 milioni da profumi e sneaker,
  • 1,3 milioni dalla Greenwood Bible, definita "l'unica Bibbia ufficialmente approvata da Trump e Lee Greenwood".

Business globale e conflitti d'interesse

La strategia della Trump Organization si basa su licenze del marchio in tutto il mondo, con operazioni in Vietnam (5 milioni), India (10 milioni) e Dubai (quasi 16 milioni). Nonostante Trump affermi di aver affidato le sue aziende a un fondo gestito dai figli, i documenti finanziari rivelano che i redditi finiscono ancora direttamente a lui – alimentando accuse di conflitto di interessi.

La politica come leva commerciale

Il successo economico di Trump come brand deriva da un uso continuo della sua figura pubblica per rafforzare il business privato. Una commistione che, secondo molti critici, sfuma pericolosamente i confini tra ruolo istituzionale e interesse personale. Il cappellino MAGA, in questo senso, resta un esempio perfetto: oggetto di culto per i fan, ma anche prodotto di punta di un eCommerce che incassa – silenziosamente – milioni.

LA SETTIMANA IN BORSA

Settimana di tensioni, ma i mercati tengono: la geopolitica non spaventa (più) gli investitori

Nonostante le previsioni fosche della scorsa settimana, alimentate sia dai bombardamenti in Medio Oriente che dal bum-bum mediatico, i mercati hanno mostrato una sorprendente resilienza, quasi disarmante. Sembra che l'abitudine agli shock geopolitici stia ormai anestetizzando le reazioni degli investitori.

Europa: performance miste, ma quadro stabile

I principali indici europei hanno perso circa il 5% dai massimi di maggio, ma il bilancio da inizio anno resta positivo, con una crescita attorno al 5-6% per lo Stoxx Europe 600, l'MSCI Europe e l'Euro Stoxx 50. Germania e Italia continuano a sovraperformare: il DAX è salito del 17%, mentre il FTSE MIB segna un +15%.

Chiusura settimanale dei listini europei:

  • DAX (Germania): -0,76%
  • CAC 40 (Francia): -1,24%
  • FTSE MIB (Italia): -0,53%
  • FTSE 100 (UK): -0,86%
  • EURO STOXX 50: -1,13%
  • MSCI Europe: -1,58%

Trump prende tempo sull'Iran

In campagna elettorale aveva promesso di tenere gli Stati Uniti lontani dai conflitti. Ora Donald Trump ha annunciato una pausa di 15 giorni prima di un'eventuale azione contro l'Iran. Un nuovo "countdown" che tiene i mercati col fiato sospeso, offrendo nel frattempo uno spiraglio di tregua.

Wall Street: equilibrio tra tensioni e attese

Settimana nervosa anche a New York, dove gli indici americani hanno oscillato, ma senza movimenti significativi:

  • S&P 500: -0,15%
  • Nasdaq: +0,21%
  • Russell 2000: +0,51%
  • MSCI World: -0,49%

Fed immobile, ma i mercati vedono tagli all'orizzonte

La riunione della Federal Reserve non ha riservato sorprese: tassi fermi e nessuna indicazione concreta sul calendario di eventuali tagli. Tuttavia, il buon andamento delle small cap – più sensibili al costo del denaro – suggerisce che gli investitori scommettano su due tagli entro la fine dell'estate, in un contesto reso incerto dai molteplici fronti geopolitici.

Valute, materie prime e segnali tecnici

In controtendenza l'oro, che ha registrato un calo nonostante le tensioni internazionali. Anche il dollaro si è indebolito, malgrado il differenziale positivo di oltre due punti percentuali rispetto all'euro. Il petrolio si mantiene sopra i 70 dollari al barile, complice la minaccia iraniana di bloccare lo Stretto di Hormuz (crocevia del 20% dell'export mondiale), ma la notizia di una pausa di due settimane da parte degli Stati Uniti ha raffreddato i timori di escalation.

Gli indici azionari hanno perso l'impostazione rialzista ma non mostrano ancora segnali di inversione: per ora si tratta di un consolidamento, fisiologico e in parte stagionale, che potrebbe protrarsi nelle prossime settimane.

Cosa aspettarsi nei prossimi giorni

Il consolidamento era atteso, e potrebbe continuare. Sebbene le notizie geopolitiche alimentino l'incertezza, la lettura prevalente resta di natura tecnica. Il mercato sembra voler "prendere fiato" in vista di un nuovo movimento, sempre che le scelte (e le dichiarazioni) di Trump non cambino ancora una volta il quadro, com'è ormai consuetudine. Con le sue uscite settimanali, spesso contraddittorie, tra guerra e pace, dazi e diplomazia, Trump resta la variabile più imprevedibile di tutte.

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