Bonus auto 2025, slitta il click day: ecco quando partiranno le domande e chi potrà richiederlo

Benna Cicala Benna Cicala - 16/10/2025 07:30

Bonus auto 2025, slitta il click day: ecco quando partiranno le domande e chi potrà richiederlo

Il tanto atteso Bonus auto slitta ancora. L’incentivo pensato per sostenere l’acquisto di veicoli elettrici e a basse emissioni non partirà il 15 ottobre come previsto. Il portale Sogei, attraverso cui sarà possibile inviare le richieste, non è ancora operativo e bisognerà attendere ancora qualche giorno per il via libera ufficiale. Nel frattempo, il Ministero dell’Ambiente ha annunciato la pubblicazione di un tutorial con tutte le istruzioni per accedere al beneficio, segno che la macchina organizzativa si sta preparando al debutto.

Ma cosa ha determinato questo ritardo? E soprattutto, chi potrà accedere al Bonus auto e quali sono le condizioni da rispettare per ottenere lo sconto sull’acquisto di un veicolo elettrico? Vediamolo insieme.

Prima però vi lasciamo al video YouTube di Elettronauti su come funziona il Bonus auto elettriche.

Perché il Bonus auto è stato rinviato

Il Bonus auto, finanziato con i fondi del Pnrr e gestito dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, doveva partire a metà ottobre. Tuttavia, la piattaforma online che consentirà di caricare le domande non è ancora pronta. Dal Ministero parlano di “nessuno slittamento”, spiegando che il debutto del portale è previsto entro 30 giorni dal 23 settembre, data di apertura dell’area dedicata ai concessionari. In sostanza, i tempi non sarebbero ancora scaduti, ma nella pratica i cittadini dovranno attendere ancora.

Il motivo principale del ritardo sembra essere legato al completamento dei test tecnici della piattaforma, necessaria per garantire la corretta gestione dei fondi pubblici e l’erogazione dei contributi in modo trasparente. L’attenzione è massima, anche perché si tratta di un incentivo finanziato dall’Europa e soggetto a regole molto rigide.

Chi può richiedere il Bonus auto e quanto si può ottenere

Il Bonus auto 2025 si rivolge sia ai privati cittadini che alle microimprese, con una dotazione complessiva di 597 milioni di euro. Gli incentivi resteranno attivi fino al 30 giugno 2026, salvo esaurimento dei fondi. La misura premia chi sceglie veicoli elettrici di nuova immatricolazione, ma introduce limiti precisi legati al reddito e al tipo di auto acquistata.

Il contributo per i privati potrà arrivare fino a 11.000 euro, ma solo per chi ha un ISEE inferiore a 30.000 euro. Per chi ha un reddito compreso tra 30.000 e 40.000 euro, l’incentivo scende a 9.000 euro. L’auto acquistata deve essere nuova, appartenente alla categoria M1, con un prezzo di listino non superiore a 35.000 euro, esclusa IVA.

Anche le microimprese potranno beneficiare del Bonus auto, con un contributo fino a 20.000 euro per veicolo elettrico commerciale (categorie N1 e N2). Tuttavia, dovranno rispettare due condizioni fondamentali: avere meno di 10 dipendenti e un fatturato annuo non superiore a 2 milioni di euro. In entrambi i casi, è obbligatoria la rottamazione di un veicolo termico fino alla classe Euro 5, di cui il richiedente sia proprietario da almeno sei mesi.

Come funziona la domanda e i limiti territoriali del nuovo incentivo

Per ottenere il Bonus auto sarà necessario accedere alla piattaforma digitale predisposta dal Ministero, dove si potrà presentare la domanda online. Una volta completata la procedura, il sistema genererà un voucher elettronico che certifica l’importo riconosciuto, spendibile direttamente presso i concessionari aderenti entro 30 giorni.

Il rivenditore, dopo aver verificato la validità del voucher, applicherà lo sconto direttamente sul prezzo di acquisto. Tuttavia, non tutti potranno beneficiarne. Il Bonus è infatti riservato ai residenti nelle cosiddette aree urbane funzionali (FUA), territori identificati dall’Istat in base ai flussi di pendolarismo e alla densità abitativa.

Si tratta di 83 aree che comprendono circa 1.900 comuni italiani, per un totale di quasi 33 milioni di residenti, poco più della metà della popolazione nazionale. Una scelta che sta già suscitando polemiche, perché esclude automaticamente l’altra metà del Paese, in particolare chi vive in zone rurali o montane.

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