IRPEF 2026: taglio in arrivo, ma il risparmio sarà davvero minimo

Niccolò Mencucci Niccolò Mencucci - 10/10/2025 10:15

IRPEF 2026: taglio in arrivo, ma il risparmio sarà davvero minimo

Salvo imprevisti, il taglio dell'IRPEF finirà nella Legge di Bilancio 2026.

Una misura che (almeno nelle intenzioni) dovrebbe rappresentare una riduzione del cuneo fiscale e portare un po’ di sollievo ai contribuenti, lavoratori o pensionati che siano.

Almeno così si sperava, visto che le più recenti simulazioni fanno intendere il contrario. Se non il peggio: si parla addirittura di un guadagno davvero irrisorio, intorno ai 3 euro al mese.

Vediamo infatti a quanto ammonterebbe l'effettivo guadagno con il taglio dell'IRPEF.

Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Pensioni e Aggiornamenti e FlashTV®.

A quanto ammonterebbe il taglio dell'IRPEF 2026

Dopo mesi di annunci e promesse, il taglio dell’IRPEF dovrebbe finalmente diventare realtà con la prossima Manovra.

Nel dettaglio, l’intervento ridurrebbe la seconda aliquota IRPEF dal 35% al 33% per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro. Si era parlato di estendere la fascia fino a 60mila euro, ma al momento questa ipotesi sembra definitivamente archiviata.

Come già anticipato tempo fa, per i redditi fino a 35.000 euro il risparmio annuo derivante da questo taglio si aggirerebbe intorno ai 140 euro, mentre sotto i 30.000 euro lo sconto non supererebbe i 40 euro l’anno.

Il vantaggio vero e proprio spetterebbe solo a chi si colloca nella fascia dei 50mila euro, con un risparmio che arriverebbe a circa 440 euro annui.

In pratica, un caffè a settimana per i redditi medio-alti, e in una cena fuori ogni mese per i redditi più elevati.

Un guadagno quindi decisamente modesto, che intacca ben poco il carico fiscale che grava da anni su lavoratori e pensionati, già appesantiti dall’IRPEF e dal cosiddetto fiscal drag.

Il taglio dell'IRPEF 2026 cambierà poco per pensionati e lavoratori

Di recente, l'ufficio studi della CGIL ha messo a confronto l’imposta dovuta per diverse tipologie di reddito.

Secondo le simulazioni, per chi nel 2025 avrà un reddito di 35mila euro l’impatto dell’IRPEF sarà profondamente diseguale tra dipendenti, pensionati e autonomi.

Un lavoratore dipendente, ad esempio, dovrebbe corrispondere 6.898 euro di imposta, mentre un pensionato con la stessa cifra arriverebbe a 8.413 euro.

Di contro, un autonomo in flat tax si fermerebbe a soli 4.095 euro, e chi percepisce una rendita finanziaria a 4.375 euro.

Il divario diventa ancora più evidente con redditi più alti: in un’altra simulazione della CGIL viene sottolineato come su 85.000 euro di reddito un professionista in regime forfettario pagherebbe appena 7.000 euro, contro i 19.000 euro di IRPEF di un dipendente.

In altre parole, il sollievo sarebbe pressoché nullo per chi vive di stipendi o pensioni, mentre resterebbero avvantaggiati coloro che godono di rendite finanziarie o immobiliari, tassate con un’aliquota piatta.

IRPEF e gli effetti sulla fiscal drag: una perdita continua

A complicare ulteriormente il quadro è anche il fiscal drag, cioè l’aumento della pressione fiscale sui redditi dovuto all’inflazione.

Tra il 2022 e il 2024 l’inflazione cumulata ha raggiunto il +16,4%, il che ha fatto salire i redditi nominali, trascinando molti contribuenti in scaglioni IRPEF più alti.

E qui scatta il paradosso: pur avendo un potere d’acquisto reale ridotto si sono trovati a pagare più tasse.

Sempre la CGIL ha calcolato l’impatto del fiscal drag: un dipendente passato da 27.794 euro di reddito nel 2022 a 30.993 euro nel 2024 ha subito un drenaggio fiscale pari a 1.382 euro. Un pensionato, nello stesso periodo, è passato da 16.900 a 19.225 euro, con una perdita secca di 708 euro.

Una perdita che l'attuale taglio dell’IRPEF non ha scalfito e che, con ogni probabilità, resterà intatta anche con la nuova misura del 2026.

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