Pensione anticipata, serviranno sempre più contributi per ritirarsi in futuro: le stime

Niccolò Mencucci Niccolò Mencucci - 22/09/2025 10:15

Pensione anticipata, serviranno sempre più contributi per ritirarsi in futuro: le stime

Sarà sempre più difficile in futuro andare in pensione prima. Addirittura già tra qualche anno diventerà una vera e propria impresa, stando alle ultime stime.

Per i futuri pensionati è infatti previsto un forte innalzamento della quota contributiva necessaria per accedere alla pensione anticipata a 64 anni.

Se queste stime dovessero essere confermate, la pensione anticipata diventerebbe un vero e proprio privilegio riservato a pochi lavoratori.

Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Mr LUL lepaghediale.

Pensione anticipata, oltre 128.000 euro di contributi in più

L?Ufficio previdenza della Cgil nazionale ha elaborato recentemente un?analisi in cui si evidenzia il forte incremento negli ultimi anni dell'importo soglia per accedere alla pensione anticipata contributiva.

Ossia quel trattamento che consente di andare in pensione a 64 anni a chi è riuscito ad accumulare 25 anni di contributi versati e a raggiungere con la propria pensione un importo pari a 3 volte il trattamento minimo.

Stando alla CGIL, se al momento della riforma Fornero (2012) l'importo minimo richiesto era di 1.168,44 euro, nel 2022 è arrivato a 1.309,42 euro.

Si tratta di un aumento complessivo di 140,98 euro in dieci anni, tutto sommato gestibile per la maggior parte dei lavoratori.

Ma dal 2022 a oggi la situazione è precipitata: la soglia è volata da 1.309,42 euro a 1.616,07 euro, con un aumento di 306 euro in soli tre anni, più del doppio rispetto al decennio precedente.

Addirittura, secondo le proiezioni, nel 2030 l'importo minimo richiesto salirà a 1.811,78 euro, cioè 502 euro in più rispetto al 2022.

Un incremento che, come spiega Ezio Cigna, responsabile delle politiche previdenziali della Confederazione, "richiede un montante contributivo aggiuntivo di oltre 128.000 euro: un traguardo irraggiungibile per chi ha carriere discontinue e salari medi o bassi, che richiederebbe una retribuzione aggiuntiva di 388.953 euro al 2030?.

Pensione anticipata, dal 2030 un lusso per pochi lavoratori

Il nodo è infatti quello della precarietà e dei salari. Chi ha redditi elevati e carriere stabili avrà maggiori possibilità di compensare questo gap contributivo nei prossimi anni.

Al contrario, per chi percepisce una retribuzione media o bassa l?accesso alla pensione anticipata a 64 anni sarebbe di fatto precluso.

Lo ribadisce anche la segretaria confederale della CGIL Lara Ghiglione: "con retribuzioni medie o basse la soglia non è raggiungibile nemmeno dopo 40 anni di contributi e con l?utilizzo del TFR?.

Si riferisce alla proposta del Governo di integrare il TFR al montante contributivo, così da alzare l?importo finale e consentire l?uscita anticipata.

Una soluzione che secondo la CGIL, "sarebbe inefficace". E questo perché "la maggioranza dei lavoratori non riesce a raggiungere la soglia", dichiara Cigna.

Ad esempio, chi ha 8.000 euro annui di retribuzione, dopo 40 anni maturerebbe una pensione di circa 505 euro al mese. Mentre chi guadagna 20.000 euro l?anno arriverebbe a 1.263 euro.

"Persino con la retribuzione media del settore privato, pari a 23.700 euro annui, dopo 40 anni la pensione stimata è di 1.496 euro, ben al di sotto della soglia prevista per il 2030?, precisa sempre Cigna.

Pensione anticipata, sempre più un miraggio per i lavoratori

Se l?Esecutivo targato Meloni non introdurrà correttivi significativi, per la maggior parte dei lavoratori l?unica via di uscita resterà la pensione ordinaria a 67 anni.

O almeno fino al 2027: salvo nuove disposizioni, dal 1 gennaio 2027 l?età per la pensione di vecchiaia passerà da 67 anni a 67 anni e 3 mesi.

Parallelamente, anche la pensione anticipata Fornero diventerà ancora più inaccessibile: sempre dal 2027 il requisito contributivo passerà a 43 anni e 1 mese di contributi per gli uomini e 42 anni e 1 mese per le donne.

Uno scatto di appena tre mesi che rischia di bloccare l?uscita dal lavoro a centinaia di migliaia di contribuenti, con il rischio di generare un nuovo e rilevante problema sociale.

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