TFR integrato nell'assegno per ritirarsi con la pensione anticipata, o direttamente come capitale separato più avanti?
Due scelte che molti lavoratori forse dovranno valutare in futuro, se vogliono andare in pensione prima. Due strade che ovviamente presentano sia vantaggi che svantaggi, a seconda dei casi.
Prima di decidere come e quando andare in pensione, è meglio valutare attentamente se convenga davvero questa soluzione.
Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Daniele Stroppiana l'Assicuratore senza Sorprese?.
Pensione anticipata con TFR, la proposta per i contribuenti
Prima di guardare all'effettiva convenienza di questa soluzione, è meglio fare un breve preambolo in merito.
Come accennato tempo fa, il Governo starebbe considerando l?ipotesi di utilizzare il TFR come supplemento per aumentare l?assegno finale dei lavoratori che scelgono la Pensione Anticipata Contributiva.
Un trattamento previdenziale accessibile solo a coloro che hanno raggiunto 64 anni di età, 25 anni di contributi e soprattutto un montante contributivo tale da garantire un assegno almeno 3 volte superiore al trattamento minimo (2,8 e 2,6 volte per le lavoratrici con uno o più figli).
In pratica, il montante deve essere sufficientemente alto da generare, applicando coefficienti di trasformazione e capitalizzazione, un assegno pari o superiore a 1.650 euro lordi.
Se però l?assegno dovesse risultare insufficiente, l?unica possibilità sarebbe incrementare il montante contributivo tramite riscatti o versamenti volontari, qualora non si volesse uscire con la Pensione Ordinaria.
Oppure, si potrebbe integrare il TFR nel montante, al fine di aumentarlo a sufficienza per raggiungere la soglia sopramenzionata.
Ma la domanda sorge spontanea: conviene "bruciarsi? il TFR per andare in pensione prima?

Pensione anticipata con TFR, ma conviene davvero?
A tal riguardo, il Corriere della Sera ha elaborato alcune stime.
Ad esempio, un lavoratore nato nel 1962, che ha iniziato a lavorare a 25 anni e percepisce un reddito netto medio superiore a 1.650 euro, con il TFR integrato "potrebbe anticipare la propria pensione dai 67 anni e 2 mesi del 2029 al 2026", si legge sul Corsera.
In modo analogo potrebbero beneficiarne anche i nati nel 1966 o 1970 che hanno iniziato a lavorare entro il 1995.
Complessivamente, il vantaggio sarebbe di poco più di tre anni, e questo perché "andando in pensione prima, si risparmiano gli incrementi biennali per l?aumento dell?attesa di vita".
Va però precisato che queste simulazioni riguardano i lavoratori che andranno in pensione tra il 2026 e il 2034.
Il che significa che i lavoratori che necessitano del TFR per raggiungere le soglie richieste "hanno probabilmente accumulato risorse insufficienti rispetto all?obiettivo".
Cosa fare se non si dovessero avere le risorse per andare in pensione prima con il TFR?
Pensione anticipata con TFR, cosa fare se non conviene
Davanti a una situazione del genere, la soluzione migliore sarebbe quella di impiegare altre risorse in previdenza integrativa, come ad esempio il contributo datoriale.
Per chi non lo sapesse, si tratta di un versamento aggiuntivo "corrisposto direttamente dal datore di lavoro, senza costi o oneri aggiunti per il lavoratore", come riporta il sito Pensioni e Lavoro.
Altrimenti, bisogna sperare che il legislatore riduca la soglia per i lavoratori pre-1996, più vicini all?uscita.
Un'ipotesi difficile da realizzarsi, visto che metterebbe a dura prova i bilanci dello Stato, già sotto pressione tra tagli all?IRPEF, rinnovi contrattuali e perequazioni da garantire.