Pensioni, stop all'aumento dei 3 mesi in più di lavoro dal 2027 (ma non per tutti)

Niccolò Mencucci Niccolò Mencucci - 08/10/2025 10:15

Pensioni, stop all'aumento dei 3 mesi in più di lavoro dal 2027 (ma non per tutti)

In vista della prossima Manovra, emergono nuove ipotesi per bloccare l?aumento di tre mesi in più di lavoro previsto a partire da gennaio 2027.

L?ultima idea sarebbe quella di limitare il beneficio del blocco solo ad alcuni lavoratori, trasformandolo di fatto in un privilegio per pochi.

Tutti gli altri, invece, si troveranno dal 1 gennaio 2027 con tre mesi in più di attesa per accedere alla pensione di vecchiaia. Oppure con tre mesi di contributi in più da versare nel caso della pensione anticipata.

Vediamo meglio le ipotesi allo studio del Governo, e chi ci guadagnerebbe.

Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Mr LUL lepaghediale.

Pensioni, stop all'aumento dei 3 mesi in più dal 2027: nuove ipotesi in campo

Stando ad Adnkronos, una delle ipotesi più accreditate è che il blocco dell?aumento entri in vigore solo per chi nel 2027 avrà già compiuto 64 anni.

In pratica solo per chi potrà accedere alla pensione anticipata contributiva, a patto di aver versato 25 anni di contributi (30 anni dal 2030) e di aver maturato una pensione pari almeno a 3 volte l?assegno sociale (tra 2,6 e 2,8 volte nel caso delle lavoratrici con figli a carico).

Un'altra ipotesi sarebbe quella di ridurre parzialmente lo scatto, lasciando che l?aumento sia di un solo mese anziché tre, come previsto dall?adeguamento automatico introdotto dalla riforma Fornero.

Come riporta Il Messaggero, la Ragioneria generale dello Stato ha proposto di far scattare almeno un mese di aumento nel 2027, introducendo una finestra mobile tra il momento in cui si matura il diritto e quello in cui si lascia effettivamente il lavoro.

Chi ci guadagnerebbe davvero dal blocco dell'aumento dal 2027

Nel caso in cui il Governo decidesse di congelare l?aumento in arrivo, a trarne vantaggio sarebbero soltanto chi nel 2027 avrà già raggiunto i 64 anni.

Mentre chi invece avrà 62 o 63 anni, anche con oltre 42 anni e 10 mesi di contributi, si troverebbe comunque a dover affrontare l?aumento di tre mesi.

In pratica, solo chi potrà accedere alla pensione anticipata contributiva potrà guadagnarci.

C'è da dire che anche lo Stato potrebbe trarre vantaggio da questa soluzione: "la distinzione anagrafica ridurrebbe drasticamente il numero dei beneficiari e porterebbe il costo della misura da un miliardo a circa 300 milioni l?anno", precisa Adnkronos.

Pure la seconda ipotesi (quella del mini aumento di un mese) garantirebbe allo Stato maggiori risparmi, non a caso la soluzione è stata proposta dalla stessa Ragioneria generale.

A prescindere, però, ritirarsi con la pensione anticipata contributiva non è proprio il massimo della convenienza: il calcolo è con il modello contributivo, più penalizzante rispetto al modello misto previsto per la pensione di vecchiaia.

Pensione, aumento dei requisiti dal 2027 (ma non degli importi)

Oltre al problema dell'aumento dei requisiti nel 2027, altro nodo cruciale per i futuri pensionati sarà l'importo dell'assegno.

E questo perché nel modello contributivo, il calcolo dell?assegno si fonda sui coefficienti di trasformazione, che convertono i contributi versati in rendita mensile, in base all?età di uscita dal lavoro.

Parliamo di coefficienti che nel corso degli anni sono diventati sempre meno generosi. A titolo d?esempio, un lavoratore che va in pensione a 67 anni con un montante contributivo di 300.000 euro riceverà 16.824 euro lordi annui applicando i coefficienti aggiornati al 2025, contro i 17.169 euro che avrebbe ottenuto con quelli del 2024.

Questi coefficienti vengono aggiornati ogni due anni in base all?allungamento della speranza di vita rilevata dall?ISTAT, per garantire l?equilibrio finanziario del sistema previdenziale.

E in una società come quella italiana dove la speranza di vita aumenta di anno in anno, il rischio per i lavoratori è quello di ritrovarsi con assegni sempre più leggeri.

Una conseguenza inevitabile di un sistema che deve restare sostenibile, ma che finisce spesso per scaricare il peso dell?equilibrio sui pensionati di domani.

Le informazioni contenute in questo sito non costituiscono consigli né offerte di servizi di investimento. Leggi il Disclaimer »

Argomenti

PENSIONI SEGNALI