Nel mondo del lavoro pubblico tornano buone notizie per migliaia di dipendenti: gli stipendi aumentano, con incrementi mensili che possono arrivare fino a 185 euro. Dopo anni di trattative e contratti scaduti, la firma per il rinnovo del CCNL Scuola 2022-2024 è ormai a un passo, e il nuovo accordo promette di restituire valore e riconoscimento economico a chi opera quotidianamente nel sistema dell’istruzione.
Si tratta di un intervento che riguarda oltre 1,2 milioni di lavoratori tra insegnanti, ricercatori, educatori e personale tecnico-amministrativo. Il Governo ha stanziato circa 3 miliardi di euro per il rinnovo, a cui si aggiungono 240 milioni sbloccati con il decreto Maturità. L’obiettivo è chiaro: adeguare gli stipendi del comparto scuola alle nuove esigenze economiche e al costo della vita, che negli ultimi anni è cresciuto sensibilmente.
Ma chi beneficerà davvero degli aumenti? Scopriamolo insieme.
Prima però vi lasciamo al video YouTube di Mr LUL lepaghediale su come aumentano gli stipendi nel 2026.
Chi riceverà gli aumenti di stipendio nel 2026
Il rinnovo del contratto della scuola interessa una platea vasta e diversificata, composta da docenti di ogni ordine e grado, dirigenti scolastici, personale ATA e ricercatori. Gli aumenti di stipendi non saranno uguali per tutti, ma varieranno in base a criteri specifici come anzianità di servizio, livello di istruzione e ruolo ricoperto.
Le stime più aggiornate parlano di un incremento medio mensile di 149,88 euro, con variazioni significative che vanno da 110 a 185 euro. A beneficiarne maggiormente saranno i docenti laureati delle scuole secondarie di secondo grado, che raggiungeranno la fascia più alta dell’aumento, mentre gli insegnanti di infanzia e primaria vedranno un incremento leggermente inferiore, ma comunque rilevante.
In parallelo, anche il personale amministrativo e tecnico vedrà un adeguamento proporzionato, così da rendere più equilibrata la struttura retributiva del comparto scolastico.
Quanto cresceranno gli stipendi e come vengono calcolati gli arretrati
Gli aumenti di stipendi previsti dal nuovo contratto non si limitano al futuro, ma includono anche un pacchetto di arretrati che risarcirà gli anni di stallo contrattuale. Poiché il CCNL copre il triennio 2022-2024, molti lavoratori riceveranno in un’unica soluzione una somma che potrà superare i 1.400 euro medi, con variazioni in base al grado d’istruzione e all’anzianità.
Gli incrementi mensili, invece, si distribuiranno in modo proporzionale. Ad esempio, i docenti di scuola primaria potranno arrivare a circa 160 euro in più al mese, mentre i professori diplomati delle superiori avranno un aumento tra 110 e 164 euro. I laureati, invece, potranno superare la soglia dei 185 euro mensili.
Queste cifre non solo miglioreranno le buste paga, ma rappresentano anche un passo simbolico verso una maggiore valorizzazione del ruolo degli insegnanti. Dopo anni di blocchi contrattuali e adeguamenti minimi, il nuovo accordo restituisce potere d’acquisto in un momento in cui l’inflazione ha eroso buona parte del reddito reale.
L’aumento complessivo è reso possibile dai 3 miliardi stanziati dal Governo, oltre ai 240 milioni del decreto Maturità, che introducono anche un contributo una tantum medio di 142 euro. Una cifra che, pur non stravolgendo le finanze personali, rappresenta un segnale di attenzione e riconoscimento verso il mondo della scuola.
La formazione incentivata e il nuovo modello di carriera per i docenti
Un aspetto innovativo del nuovo contratto riguarda la formazione incentivata, un meccanismo pensato per legare la crescita professionale a un percorso di aggiornamento continuo. A partire dal prossimo anno scolastico, gli insegnanti che supereranno con valutazione positiva un ciclo triennale di formazione riceveranno un bonus una tantum, che diventerà strutturale al termine del terzo ciclo.
Si tratta di una misura che unisce riconoscimento economico e merito professionale, con l’obiettivo di valorizzare chi investe tempo e impegno nel miglioramento delle proprie competenze. È un modo per introdurre un modello retributivo più dinamico, capace di premiare la qualità dell’insegnamento e favorire l’innovazione didattica.