Da anni le famiglie italiane in difficoltà economica si affidano al bonus sociale per ridurre il peso delle bollette.
Uno sconto accessibile solo a coloro che soddisfano determinati requisiti, infatti non tutte le famiglie possono accedervi.
Anzi, sembra che non siano nemmeno così tanti i nuclei familiari che hanno potuto usufruire di questo sconto. Per la precisione, circa la metà delle famiglie non hanno accesso al beneficio, pur trovandosi in condizioni di difficoltà economica.
Vediamo bene il perché.
Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Alessandro Mr LUL shorts.
Bonus sociale, la metà delle famiglie non ne ha accesso: l'analisi dell'ISTAT
Con la recente Nota sull’andamento dell’economia italiana, l'ISTAT ha voluto fare il punto sulla situazione dei beneficiari del bonus sociale.
Secondo i dati, il bonus sociale non sta svolgendo appieno la sua funzione: circa la metà delle famiglie non ha infatti accesso al beneficio.
E questo nonostante molte di esse rientrino nella definizione di "povertà energetica”, ossia quando una famiglia non riesce a riscaldare o raffrescare adeguatamente la propria abitazione, né a utilizzare gli elettrodomestici essenziali.
Andando a vedere i dati del triennio 2022-2024, nel 2022 il bonus sociale era raggiunto da circa 3,7 milioni di famiglie, cifra che è poi cresciuta nel 2023 fino a 4,5 milioni.
Tuttavia, nel 2024 si è registrato un drastico calo, con soli 2,7 milioni di beneficiari.
Tra l'altro, nonostante l’erogazione del bonus, non tutte le famiglie sono uscite dalla povertà energetica.
Bonus sociale, un flop? L'efficacia della misura
Sempre nell'analisi l'Istituto ha voluto analizzare l'efficacia della misura nel far uscire le famiglie da questa condizione.
Nel 2021, l’11,2% delle famiglie italiane versava in condizioni di povertà energetica prima dell’erogazione dei bonus sociali. Con la ricezione del bonus, la percentuale era scesa al 9,8% (-1,4 punti percentuali).
Nel 2022, prima dei bonus la percentuale era del 13,8%, ridottasi al 9,5% dopo l’erogazione.
Nel 2023, l’11,6% delle famiglie era in povertà energetica prima dei sussidi, scendendo al 9,2% dopo (-2,4%).
Infine, nel 2024 il bonus ha contribuito "a ridurre la povertà energetica di 1,6 punti percentuali (dal 10,8% al 9,2%)”, si legge nella nota.
Ma attenzione. Tra le famiglie in povertà energetica, nel 2021 il 62,2% di loro non ha ricevuto il bonus, mentre solo il 24,3% ha potuto beneficiarne pur rimanendo in difficoltà. Solo il 13,5% delle famiglie è invece uscito dalla povertà grazie al bonus.
Nel 2022, il 39,1% di loro non ha ricevuto il bonus, mentre il 38,5% ha avuto la possibilità di uscire dalla povertà grazie ad esso.
Nel 2023, il 30,9% delle famiglie beneficiarie è rimasto in condizioni di povertà energetica.
Infine, nel 2024, "più della metà delle famiglie in condizioni di povertà energetica non sono state raggiunte dai sussidi e si osserva la percentuale più alta di famiglie che ricevono il bonus ma rimangono in condizioni di povertà (52,6%)".

Bonus sociale, ecco perché la metà delle famiglie non ne ha accesso
Nel corso degli anni il bonus sociale è stato rimaneggiato più volte, addirittura nel 2022 e nel 2023 il principale requisito di accesso, ossia l'ISEE, è stato portato fino a 15.000 euro pur di includere quante più famiglie possibili.
Ciononostante, le percentuali di povertà energetica non sono mai crollate del tutto, e oggi ci si ritrova con più della metà delle famiglie che non ha ottenuto il bonus, pur essendo in tale condizione.
Il motivo? Secondo l’ISTAT, il problema principale risiede nel fatto che lo sconto in bolletta è automatico per le famiglie con un’attestazione ISEE valida e che rientrino nei requisiti, "tuttavia non tutte le famiglie presentano l’ISEE".
Inoltre, "a differenza di quanto avviene per il calcolo della povertà energetica, le soglie di accesso ai bonus sociali non sono basate sulle variabili di reddito e consumo ma sull’ISEE, un indicatore che tiene conto dei redditi e di variabili patrimoniali”.