Trump che spara sulla Fed è come vedere uno che lancia sassi contro una banca dicendo che lui di soldi ne capisce di più, perché una volta ha vinto alla tombola. E voi ve lo bevete pure, con la bocca aperta come i piccioni che aspettano la briciola dal nonno in piazza.
Da una parte abbiamo Powell, il signor ‘stoicismo da commercialista’, che recita il mantra della “pazienza” come se dovesse convincere qualcuno che l’inflazione è solo un’invenzione dei giornali. Dall’altra Trump, che con l’aria di chi deve sempre avere l’ultima parola anche quando dovrebbe solo stare zitto, si finge rispettoso: “Non si dovrebbe criticare la Fed, ma io so tutto”. Certo, come no. Magari domani lo troviamo anche a dare lezioni di cucina agli chef perché una volta ha scaldato i bastoncini di pesce senza farli bruciare.
Dicono che non si può licenziare il presidente della Fed. Ma volete mettere la soddisfazione? Come quando trovi la multa sul parabrezza e pensi ‘adesso la strappo davanti al vigile’, così, per sport.
Poi c’è la trovata geniale: le “pre-emptive rate cuts”. Il famoso taglio dei tassi preventivo, come il prezzemolo che si mette ovunque. Che poi, a sentir Trump, se non tagli subito i tassi è colpa tua se l’economia rallenta. “Oh, signor Powell, allora? Che stai aspettando, la benedizione del nuovo Papa?” Taglia, dai, fammi contento il Trump, che lui deve comprare casa a rate per la quarta moglie.
Si parla tanto di indipendenza della Banca Centrale, ‘sta favola che serve a far dormire tranquilli quelli che hanno i soldi veri, mica voi che vi lamentate del mutuo. Ma appena il presidente si sveglia storto, parte la minaccia: “Vi licenzio tutti”. Altro che istituzioni solide: qui basta uno che sbraita e un paio di consiglieri che si mettono a studiarsi le regole come fosse il regolamento del calcetto per vedere se puoi buttare fuori l’arbitro a metà partita.
Certo che la pazienza è una virtù. Ma se la usi troppo, poi ti ritrovi il conto corrente con la polvere sopra e nessuno che si ricorda come si fa a far crescere i soldi.
E intanto la Fed, come il prete che cerca di dare una lezione di morale al bar, resta lì a ripetere che bisogna aspettare i dati, che la situazione è incerta. Incerta? Ma quando mai in politica uno ha detto: “Ragazzi, siamo sicuri!”? Sempre la solita fuffa per non prendersi responsabilità. Poi, quando salta tutto per aria, la colpa è del climatologo, del cinese, o del meteorite.
Non perdete tempo a cercare imparzialità o scienza nei teatrini del potere. Qui si fa la lotta per chi urla più forte e chi riesce a sembrare meno scemo agli occhi dei quattro rincoglioniti che ancora sperano nel miracolo. Powell, Trump, la Fed: ognuno recita la sua parte, e voi pagate il biglietto con le rate della vita.
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