I future azionari statunitensi sono scesi dopo che un attacco israeliano contro l’Iran ha scosso i mercati globali, provocando un forte aumento dei prezzi del petrolio. Il ministro della Difesa israeliano ha dichiarato lo stato di emergenza, mentre le esplosioni sono state segnalate nella capitale iraniana. I future sul Dow Jones hanno perso l’1,5%, quelli sull’S&P 500 l’1,6% e quelli sul Nasdaq 100 l’1,7%. Il prezzo del petrolio è salito dell’8% e l’oro, bene rifugio, è aumentato dell’1%. Gli Stati Uniti hanno precisato di non essere coinvolti nell’attacco e hanno invitato l’Iran a non colpire interessi o personale americano.
Le borse vanno giù come le mutande di uno con la dissenteria dopo l’attacco israeliano all’Iran, e voi ancora a chiedervi perché il petrolio costa come un rene al mercato nero. Certo, la finanza è pura magia, roba da illusionisti dell’ultima ora: basta una bomba a mille chilometri e il vostro portafoglio si svuota più veloce del carrello della spesa il 27 del mese.
Perché? Ma davvero ve lo chiedete? Ogni volta che uno si sveglia nervoso in Medio Oriente, la benzina qui sale e la borsa scende. E guai a chiedere spiegazioni al telegiornale: vi dicono che è “l’instabilità internazionale”, come se la colpa fosse del clima o di Saturno contro. Siamo diventati ostaggi di un gruppo di oligarchi petroliferi coi nervi scoperti e di una finanza che fa più danni di una grandinata sui pomodori. E mentre loro giocano a Risiko con i missili, voi vi fate il sangue amaro perché la benzina tocca due euro e le azioni vanno in picchiata come il morale dopo Ferragosto.
Intanto oro e petrolio volano, le borse crollano, e voi ostinatevi pure a credere che esista una “logica dei mercati”. La logica dei mercati è come quella dell’adolescente medio: isterica, imprevedibile e sempre col muso lungo quando meno te l’aspetti.
E mi raccomando, continuate pure a fidarvi delle “dichiarazioni rassicuranti”: il ministro israeliano annuncia lo stato d’emergenza, gli americani dicono “ma no, non c’entriamo” e voi a perdere il sonno per capire se vendere, comprare o piangere. E intanto Trump se ne esce con la genialata dei dazi sulle auto, una settimana sì e l’altra pure chiede alla Fed di tagliare i tassi: che tanto, quando il presidente fa casino, l’investitore medio si confonde, e chi ci rimette siete sempre voi. “Ma tanto domani annunciano la pace, e torniamo tutti a fare finta che la borsa sia una cosa seria e razionale. Fino alla prossima bomba”.
E allora, che impariamo? Che le vostre azioni ballano come le foglie col vento e il vostro potere d’acquisto dipende da quanto sono girati i coglioni a qualche politico a migliaia di chilometri. Pensateci prima di credere che esista una qualche sicurezza o un “porto sicuro” in questo casino. L’oro? Roba da anziani paranoici. Il petrolio? Più tossico delle bugie di chi vi dice che “i mercati si autoregolano”. E mentre Wall Street gioca al casinò, voi aspettate il prossimo report sui consumi, magari per scoprire che anche quelli sono andati a farsi fottere.
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Se ancora giocate con le azioni come al gratta e vinci, smettetela di credere alle favole della “diversificazione”. Mettetevi il casco, cingetevi le palle e preparatevi a vedere il vostro portafoglio ballare la salsa a ogni missile che parte. E magari, la prossima volta che vi chiamano “investitori”, rispondete con una bella risata: siete solo carne da macello per i grandi squali, altro che lupi di Wall Street.
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