Il presidente Donald Trump ha annunciato che invierà lettere ai partner commerciali per comunicare nuove tariffe unilaterali, affermando che i destinatari potranno accettare o rifiutare le condizioni proposte dagli Stati Uniti. Nel frattempo, il segretario al Tesoro Scott Bessent ha dichiarato al Congresso che la sospensione delle tariffe più severe, introdotta di recente e in scadenza il 9 luglio, potrebbe essere prorogata per i paesi che stanno negoziando con Washington in buona fede. Parallelamente, Stati Uniti e Cina hanno raggiunto un’intesa preliminare per ridurre le tensioni commerciali, che prevede un allentamento temporaneo delle restrizioni cinesi sulle esportazioni di terre rare e la possibilità per gli studenti cinesi di frequentare le università americane.
Eccoli lì, con le cravatte strette e le facce da funerale, che si stringono mani sudaticce e fanno finta di capirsi. Trump annuncia la solita “intesa epocale”, solo che questa volta il copione è sempre il solito: tariffe, lettere minatorie, facciamo i duri, poi si gioca a braccio di ferro e alla fine tutti a tavola a spartirsi la torta. Altro che trattative, qua sembra la recita delle elementari, solo che a stecca ci vanno miliardi e la vostra pelle, mica la loro.
Ho una domanda per voi: ma davvero pensate che “raggiungere un’intesa” significhi qualcosa? Si chiama prendere tempo, riempire la bocca di paroloni mentre si aspetta che qualcuno capisca chi comanda davvero. Trump annuncia tariffe come se fossero la lista della spesa: oggi 55%, domani vediamo. Sapete come ha fatto a raggiungere quella cifra? Ha sommato le precedenti, come quando non avete voglia di fare i compiti e copiate le risposte dal quaderno dell’anno scorso. Innovazione zero, solo fumo negli occhi. E in fondo, vi piace pure: almeno c’è qualcuno che urla.
Il Ministro del Tesoro americano dice che chi si comporta bene può avere l’estensione della “pausa tariffe”. Sembra la maestra che vi lascia fuori dalla classe se vi siete comportati male. Questa è la politica commerciale oggi: scambiarsi le figurine Panini e minacciarsi di non farvi giocare all’intervallo. E i cinesi? Le rare earths, i magneti, tutti a gridare ‘adesso li freghiamo’, ma la verità è che la Cina ha mollato la presa giusto sei mesi. Un contentino, per vedere se gli americani imparano a stare buoni. Poi, si vedrà chi s’incazza per primo.
Ma tranquilli, la vera notizia è che i cinesi potranno tornare nelle università americane. Un gesto di magnanimità, tipo il permesso premio al detenuto modello. Tutto mentre la corte federale americana dice che le tariffe possono restare, anche se sono state giudicate illegali. Cioè, la legge vale solo quando non rompe i coglioni ai potenti. Un bel tiro mancino, come sempre.
Intanto voi vi chiedete come andrà la Borsa, se il prossimo smartphone costerà di più, se il vostro lavoro finirà sotto una ruspa. Non vi diranno mai la verità: le intese sono solo giochi di potere, e voi siete le pedine. Ma state sereni, la prossima settimana ci sarà un’altra conferenza stampa, con altre promesse e altre strette di mano che non significano proprio un cazzo.
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