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Barriere profonde per affrontare al meglio possibili nuovi ribassi
30/11/2022 15:41

Il Fixed Cash Collect Step Down targato Barclays offre il 14,6% di rendimento in meno di due anni ma se Enel salisse ancora un po’ scatterebbe l’autocall già a gennaio
È una lunga pausa quella che sembrerebbe stia prendendo il FTSE Mib, il quale dopo la repentina ed incessante scalata dai minimi di metà ottobre si è incanalato in un trading range insolitamente stretto (nel mezzo anche un dividend day che ha visto l’indice cash “perdere” circa 150 punti), compreso tra i 24.150 punti ed i 24.800 punti e che si protrae ormai dalla candela dell’11 novembre. Andando ad interpellare l’analisi tecnica, quella che si sta formando sul grafico sembrerebbe essere una classica figura di accumulazione, che precede la rottura della parte alta del range con conseguente partenza di un nuovo impulso rialzista. Ad ogni modo il mese di novembre, storicamente favorevole per l’azionario, è giunto al suo termine e starà al mercato dimostrare se il bicchiere è effettivamente mezzo pieno (i mesi autunnali si sono rivelati meno disastrosi del previsto per i paesi europei, anche grazie alle temperature miti che hanno limitato l’utilizzo di gas e scongiurato razionamenti energetici) oppure se la recessione arriverà comunque con conseguente riprezzamento delle valutazioni sulle equities.
La possibilità di un nuovo ribasso dell’azionario italiano a cavallo con il 2023 rimane dunque ancora sul tavolo, ma grazie ai certificati di investimento possiamo gestire ampiamente questo rischio, andando a selezionare prodotti con ampie barriere sui singoli titoli, ben al di sotto dei minimi di ottobre, magari ricercando anche una cedola incondizionata tale da rendere il certificato maggiormente resiliente alle variazioni dei sottostanti. Tra gli strumenti attualmente presenti sul mercato secondario, una proposta a nostro avviso particolarmente allettante è rappresentata dal Fixed Cash Collect Step Down (ISIN: XS2377640219) emesso da Barclays e scritto su un basket composto da blue chip italiane: Enel, Intesa Sanpaolo, Stellantis e Unicredit.
Il prodotto presenta, come accennato, barriere capitali estremamente difensive: su Enel, ad esempio, il knock out è posto a quota 2,0968 euro, livello mai raggiunto dal titolo nemmeno durante gli anni della crisi del debito sovrano; lo stesso dicasi per la barriera su Intesa Sanpaolo, posta a 0,6928 euro, quotazione mai raggiunta dalla banca da quando presenta la denominazione attuale, e su Unicredit (3,7112 euro, mai toccato dall’azione). Anche su Stellantis la barriera è particolarmente protettiva (4,88 euro), sui minimi raggiunti a marzo 2020. Il certificato riconosce comunque un premio estremamente interessante e pari allo 0,75% mensile (9% p.a.) incondizionato, con durata residua pari ad un anno ed otto mesi e la possibilità, a partire dalla data di osservazione dell’11 gennaio 2023 e per le successive date a cadenza mensile, di rimborso anticipato del valore nominale, pari a 100 euro, qualora tutti i titoli rilevino al di sopra del 100% dei rispettivi strike price (il trigger autocallable decresce poi del 2% ogni mese).
Qualora si giunga alla data di osservazione finale del 11 luglio 2024 senza che il certificato sia stato richiamato, il prodotto rimborserà il proprio valore nominale, oltre ad un ultimo premio pari al 0,75%, qualora Enel, titolo peggiore che attualmente compone il paniere (al 97,41% dello strike price) non perda un ulteriore -59% circa dalla quotazione corrente. Al di sotto del livello barriera il valore di rimborso del certificato verrà invece diminuito della performance negativa del titolo worst of, che verrà calcolata partire dallo strike price.
Il certificato è quotato ad un prezzo lettera vicino alla parità, con un rendimento complessivo ottenibile dall’investitore pari al 14,6% in meno di due anni (8,9% circa su base annua), in caso di mantenimento della barriera a scadenza. Attenzione tuttavia alla possibilità di autocall già a partire dalla prima data di osservazione di gennaio 2023: in considerazione del fatto che i rialzi da strike di Intesa, Stellantis e Unicredit vanno dal 21 al 41% , la sola Enel deve colmare il gap di poco più di 2 punti per recuperare lo strike iniziale. Qualora l’utility italiana riuscisse in questa missione, l’11 gennaio 2023 si andrebbe in rimborso anticipato per un totale di 101,50 euro.
a cura di Pierpaolo Scandurra
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Bull or bear Certificati Finanza Mercati Minimum Strike
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Barclays plc Enel Eni s.p.a Etfb Ftse mib Gap inc Generali ass. Intesa sanpaolo Stellantis Unicredit
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