Mesto modo, quello di venerdì, di celebrare il terzo anniversario del bull market, ed i sei mesi dal minimo post-Liberation Day: durante i quali lo S&P500 è salito del 26% (+37.6% per il Nasdaq). Giovedì sera a Wall Street un Sell Sequential setup.
Effetto Trump sui mercati. La sortita del presidente americano sul fronte dei dazi alla Cina, nell’ambito della spinosa questione delle terre rare, impone un brusco ridimensionamento delle quotazioni azionarie, che spingono ora il mese di ottobre in territorio negativo. Mesto modo di celebrare il terzo anniversario del bull market, ed i sei mesi dal minimo post-Liberation Day: durante i quali lo S&P500 è salito del 26% (+37.6% per il Nasdaq).
Catalizzatore di un movimento correttivo più duraturo e profondo, o scusa per passare alla cassa? Come sappiamo bene, un ripiegamento era atteso a partire da domani, per cui verosimilmente lo storno delle ultime 48 ore – venerdì è stata la seduta peggiore per lo S&P500 dallo scorso 21 aprile – si sarebbe comunque manifestato: solo, avrebbe goduto di una paternità meno riconoscibile.
Tra l’altro, giovedì a Wall Street è stato registrato un esemplare Sell Sequential setup, mentre venerdì ha fatto capolino un (isolato) Hindenburg Omen. Ma ha fatto discutere nel fine settimana la fiammata del VIX, con la misura della volatilità implicita delle opzioni schizzata di oltre il 30%, dopo tre mesi di calma piatta: un setup non privo di conseguenze, come commentiamo nel Rapporto Giornaliero di oggi, dove ci soffermiamo anche sulle ripercussioni per i prossimi sei mesi, di una eventuale conferma di un mese di ottobre negativo, dopo ben cinque mesi contrassegnati dal segno "più".
Ora però bisognerà metabolizzare lo strappo verso il basso di venerdì, a prescindere dalle ultime dichiarazioni conciliatorie dello staff di Donald Trump. Il rapporto di oggi si sofferma su una ventina di precedenti storici, e conferma la possibilità di ulteriori limature di prezzo nelle prossime due settimane, prima della ripartenza verso nuovi massimi. Nulla che l’attesa stagionalità non abbia anticipato in tempi non sospetti. Con una performance adesso contenuta a +11.4% per lo S&P500, a fronte del +22% - quasi il doppio – per il MSCI World ex USA, chissà che le contrattazioni non portino quella rotazione settoriale, geografica e dimensionale, tanto auspicata dagli investitori.
Gaetano Evangelista - www.ageitalia.net