ONU: le grandi linee dell’incontro
L’Assemblea Generale ONU di quest’anno si è svolta in un contesto internazionale molto teso: guerre (Ucraina, Gaza), crisi migratorie, contrapposizioni sull’impatto del cambiamento climatico, richieste di riforma degli organismi multilaterali. Ho pensato di contrapporre i due interventi più opposti: quello di Trump e quello di Lula Presidente del Brasile.
Donald Trump
Temi principali del discorso:
- Critica al multilateralismo e all’ONU: Trump ha attaccato l’Onu per come gestisce certi temi, in primis l’immigrazione, dichiarando che l’organizzazione non blocca i flussi migratori irregolari e che l’Europa è “invasa” da migranti.
- Green Deal e politiche climatiche: ha definito certe politiche verdi “suicidarie” per l’Europa, accusando che l’approccio “ideologico” al Green Deal stia danneggiando la competitività.
- Russia e Ucraina: ha chiesto che l'Europa smetta di comprare petrolio dalla Russia, definendo imbarazzante la situazione attuale.
- Politica estera e “America First”: forte enfasi su sovranità, dazi come strumento di difesa, critica agli “alleati” che non fanno abbastanza.
- Sul riconoscimento della Palestina: Trump ha affermato che riconoscere la Palestina in questo momento sarebbe “una ricompensa per Hamas e i suoi attacchi”.
Effetti e reazioni mosse:
- Il discorso ha superato abbondantemente il tempo previsto, suscitando reazioni miste.
- Ha provocato una risposta diplomatica, in parte critica, da altri leader, specie Lula, che lo ha indirettamente (ma chiaramente) contrapposto nelle sue posizioni.
Luiz Inácio Lula da Silva
Temi principali del discorso:
- Difesa della democrazia e della sovranità: Lula ha denunciato “forze antidemocratiche” che cercano di mettere sotto pressione istituzioni e diritti dei paesi più deboli da parte dei paesi più potenti con chiaro riferimento agli Usa.
- Critica alle misure unilaterali: ha condannato dazi, sanzioni, interferenze che considera arbitrarie contro il Brasile, difendendo che la sovranità nazionale non è negoziabile.
- Cambiamento climatico e disuguaglianza globale: ha sottolineato come i Paesi più poveri subiscano il peggio dei danni climatici, e ha chiesto che i Paesi ricchi mantengano gli impegni finanziari (tra cui i 100 miliardi promessi per il clima) per supportare quelli più vulnerabili.
- Condanna della guerra in Gaza: Lula ha parlato apertamente di “genocidio in corso” a Gaza, sostenendo che nulla giustifica le proporzioni delle sofferenze inflitte e citando il diritto internazionale umanitario. Unendosi ad altri paesi nel riconoscimento della Palestina.
Confronti e punti di tensione
· C’è un’ampia contrapposizione tra la visione di Trump, più nazionalista, sovranista, critica verso le istituzioni internazionali e verso ciò che considera “politically correct” (Green Deal, politiche migratorie), e quella di Lula, che insiste tanto sul multilateralismo, la difesa delle istituzioni democratiche, la solidarietà globale, e il problema climatico come questione etica e di giustizia.
· Tema Gaza e Palestina è emerso come punto critico per molti: la guerra è condannata in modi diversi, ma c’è tensione nel modo di inquadrarla, su che cosa e chi debba essere responsabile, su come procedere diplomaticamente.
· Un altro punto caldo è la richiesta che i Paesi ricchi mantengano gli impegni di finanziamento per il clima, come quelli promessi per i Paesi in via di sviluppo: Lula lo ha fatto molto presente. Trump invece tende a minimizzare l’importanza o a considerarla una “truffa” nelle sue critiche verso il cambiamento climatico.
Conclusione
Questo incontro all’ONU mette in evidenza:
· Uno scontro non solo tra Stati, ma tra visioni del mondo: supremazia dell’interesse nazionale vs multilateralismo congiunto, solidarietà e diritti universali.
· Le tensioni previste attorno a temi come clima, guerre, migranti e istituzioni internazionali sembrano destinate a rinsaldarsi, più che a diminuire.
Institute of International Finance (IIF)
· Nuovo record: il debito globale ha raggiunto 337,7 trilioni di dollari alla fine del secondo trimestre 2025, con un aumento di oltre 21 trilioni solo nella prima metà dell’anno.
· Paesi principali: Cina, Francia, Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Giappone hanno registrato i maggiori incrementi in termini assoluti (parte dovuta anche al calo del dollaro, -9,75% dall’inizio 2025), bisogna comunque considerare che in valuta locale il Giappone per esempio ha diminuito il debito seppure in termini di rapporto con il Pil rimane il più alto dei paesi sviluppati.
Analizzando il dato numerico, è evidente come le dinamiche strutturali — demografia, deglobalizzazione, decarbonizzazione, digitalizzazione — stiano rimodellando il contesto del debito.
Demografia: in molti paesi avanzati l’invecchiamento accelera e il rapporto tra popolazione attiva e pensionati si deteriora.
Effetti: Spesa sociale (pensioni, sanità) aumenta, pressione fiscale e oneri sul servizio del debito incrementano. Il potenziale di crescita (tasso di crescita del PIL) si riduce: se il tasso d’interesse (r) supera il tasso di crescita (g), il debito diventa più difficile da sostenere.
Deglobalizzazione / frammentazione dei flussi commerciali: interruzioni nelle catene globali, dazi, politiche protezionistiche, decoupling tecnologico (tra grandi blocchi).
Effetti: maggiore volatilità nei flussi di capitale, riduzione delle opportunità di finanziamento esterno per paesi vulnerabili, maggior premio al rischio per i creditori internazionali.
Decarbonizzazione / transizione energetica: necessità di investimenti massicci per infrastrutture “verdi”, decarbonizzazione, adattamento climatico.
Effetti: pressione sul debito pubblico per finanziare la transizione (sovvenzioni, incentivi, infrastrutture). Paesi con forte dipendenza da esportazioni fossili rischiano shock di entrate, rendendo più difficile il rimborso del debito.
Digitalizzazione / innovazione finanziaria: espansione dei servizi finanziari digitali, nuovi strumenti di debito “green / digital” (es: green bonds, obbligazioni legate a obiettivi climatici), finanza decentralizzata.
Effetti: nuovi veicoli finanziari possono comprimere trasparenza; l’innovazione può allargare l’accesso al credito, ma anche esporre a bolle/rischi tecnologici. Inoltre, il debito “legato alla performance” (es. pagamenti legati a emissioni, crescita, parametri ESG) introduce complessità aggiuntive nella valutazione del rischio.
Implicazioni di lungo periodo e scenari di rischio
Da questi elementi emergono alcune implicazioni critiche:
- Sostenibilità fiscale compromessa
Se i governi devono sostenere spese crescenti (sociali, ambientali, transizione), ma la crescita economica è debole, il costo del servizio del debito si mangia risorse che altrimenti andrebbero in investimenti produttivi. - Rischio di “bond vigilantes”
Investitori internazionali potrebbero chiedere maggiori premi al rischio o vendere titoli (innescando crisi sui rendimenti), se percepiscono che il debito di un paese non è gestibile. - Rifinanziamento oneroso
I paesi con grandi scadenze in arrivo, specie nei mercati emergenti, potrebbero trovarsi costretti a rifinanziare a tassi molto più elevati se i mercati diventano avversi. - Disallineamento tra debito e crescita “verde”
Se il debito serve per sostenere la transizione ecologica ma la crescita che ne scaturisce è lenta, lo stress finanziario può risultare elevato. - Rischi tecnologici e di innovazione finanziaria
L’introduzione di strumenti “legati a performance ESG / clima / crescita” può complicare la valutazione del merito creditizio e introdurre rischi comportamentali, modelli opachi, bolle speculative. - Rimborso / scadenze in arrivo: nei mercati emergenti ci sono circa 3,2 trilioni USD di obbligazioni e prestiti da rimborsare nel resto del 2025, il che amplifica i rischi di crisi di rifinanziamento.
- Debito pubblico dominante: l’aumento è trainato in larga parte dal debito pubblico nei paesi avanzati e nei G7.
- Debito a breve scadenza negli USA: il 20 % del debito pubblico statunitense è a breve termine, e circa l’80 % delle nuove emissioni è su scadenze brevi. Questo espone il Tesoro USA a rischio da rialzi dei tassi d’interesse
Conclusione: fino a quando ci sarà domanda da parte degli investitori mediante Etf, Fondi, Fondi pensione, Gestioni separate, ecc, il debito avrà un acquirente.
Curiosità:
Nvidia investirà 100 mld in Open AI
OpenAI è un’azienda di ricerca e sviluppo nel campo dell’intelligenza artificiale (IA), fondata nel 2015 da un gruppo di imprenditori e ricercatori della Silicon Valley, tra cui Elon Musk, Sam Altman, Greg Brockman e altri.
L’obiettivo principale di OpenAI è creare IA avanzata e sicura, capace di apportare benefici concreti all’umanità, riducendo al minimo i rischi legati al suo utilizzo.
La società è nata come organizzazione non-profit, ma nel tempo ha adottato una struttura “ibrida”, con una parte commerciale (OpenAI LP) che le consente di raccogliere fondi per sostenere lo sviluppo di tecnologie molto costose, mantenendo comunque una missione orientata al bene comune.
Sviluppo di modelli linguistici
OpenAI è famosa per aver creato la famiglia di modelli GPT (Generative Pre-trained Transformer), tra cui ChatGPT, in grado di:
- comprendere testi complessi;
- generare risposte in linguaggio naturale;
- scrivere articoli, racconti, poesie o codice informatico;
- supportare traduzioni, sintesi, analisi di testi e riassunti.
Applicazioni multimodali
Non solo testo: OpenAI lavora anche su modelli capaci di gestire immagini, audio e video.
- Con DALL·E ha sviluppato un sistema per generare immagini partendo da descrizioni testuali.
- Con Whisper ha creato un modello per il riconoscimento e la trascrizione della voce.
- Con versioni avanzate di GPT ha integrato la capacità di comprendere e analizzare anche contenuti visivi.
Collaborazioni e prodotti
OpenAI collabora con diverse aziende e ha stretto una partnership strategica con Microsoft, che integra i suoi modelli nei prodotti come Copilot per Office e nel motore di ricerca Bing Chat.
Perché è importante
OpenAI non è solo un’azienda tecnologica, ma un punto di riferimento nel dibattito globale su come l’IA possa trasformare:
- il lavoro (automazione, assistenza agli esperti, supporto creativo);
- la società (istruzione, informazione, accessibilità);
- la ricerca scientifica (scoperte accelerate, analisi dei dati).
Per questo, l’azienda mira a:
- rendere l’IA avanzata accessibile,
- guidare lo sviluppo tecnologico verso l’uso responsabile,
- preparare la società a convivere con macchine sempre più intelligenti.
Tutto molto bello e forse è vero che in Europa c'è troppa legislazione riguardo la tecnologia, ma Il rischio è che l’enorme potere concentrato in poche mani — e la velocità con cui queste tecnologie si evolvono — possa amplificare disuguaglianze o ridurre la trasparenza sulle modalità di sviluppo. Per questo, più che mai, è cruciale affiancare ai progressi tecnici un dibattito pubblico serio e regole condivise, così che l’intelligenza artificiale non diventi solo un vantaggio competitivo per pochi, ma una vera risorsa collettiva non solo a parole e intenti.
LA SETTIMANA IN BORSA
L'Europa rialza la testa mentre l'America si interroga se il ciclo dei tagli dei tassi sarà come auspicato oppure nel 2026 fino a quando ci sarà Powell (lascerà a Maggio) dopo i primi due / tre tagli di quest'anno non ci sarà più alcun taglio se l'economia rimane forte e la disoccupazione con l'inflazione saliranno anche se di poco. Questo è quello che ha lasciato intendere i Presidente della Fed nel suo ultimo discorso in settimana.0,89
Specifica Europa
La tensione tra Russia e paesi confinanti sale di giorno in giorno a causa dei continui sconfinamenti dei caccia sovietici e questi comportamenti provocatori hanno causato la reazione dei paesi europei ed anche degli Stati Uniti che hanno minacciato l'abbattimento degli aerei. Per risposta Putin tramite l'ambasciatore russo a Parigi ha dichiarato che nel caso sarebbe guerra.
Performance settimanali degli indici europei
I principali listini europei hanno chiuso in rialzo:
- DAX (Germania): +0,41%
- CAC 40 (Francia): +0,22%
- FTSE MIB (Italia): +0,79%
- FTSE 100 (Regno Unito): +0,74%
- EURO STOXX 50: +0,74%
- MSCI Europe: +0,10 %
- STOXX600: +0,07%
Specifica Usa
Trump riprende il discorso dazi e minaccia le case farmaceutiche di un incremento del 100% dei prezzi se non producono negli Stati Uniti, il 25% sui camion e il 50% sugli accessori per cucine e bagni. Aumenta la tensione con Putin che solo un mese fa era stato accolto con il tappeto rosso ed ora è minacciato se sconfina i territori in Alaska, cosa già fatta ovviamente. Non si capisce dove si vuole arrivare con queste provocazioni.
Performance settimanale degli indici Usa e mondo
I listini americani chiudono in ribasso:
- S&P 500: -0,31%
- Nasdaq: -O,50%
- Russell 2000: -0,59%
- MSCI World: -0,77%
- MSCI Emerging Market: -1,35%
- MSCI China: -0,44%
Dati macro:
Il Pil Usa nel terzo trimestre è cresciuto del 3,8% sorprendendo gli analisti che si aspettavano un 3,2%. Questo dato, economia forte, allontana la possibilità di diversi tagli dei tassi consecutivi come già fatto intendere da Powell nel suo discorso di mercoledì. Allo stesso tempo l'inflazione Usa è salita in linea con le attese dello 0,2% e si attesta al 2,9% lasciando spazio a più tagli dei tassi. I dati dell'area euro mostrano un'economia in leggera ripresa, in particolare i servizi, mentre il settore manufatturiero è ancora fermo, causa dazi e ricalibrazione della filiera.
Analisi tecnica e valutazioni:
Dopo sette settimane consecutive al rialzo e 27 massimi da inizio anno è bastata una settimana negativa per trovare argomentazioni da Armageddon. Gli indici americani bisognano di una fase di consolidamento, ma proprio la forza degli stessi chiama alla calma se questo dovesse avvenire. Ovviamente ci saranno argomentazioni sulla nefasta storia di ottobre, mese in cui spesso ci sono stati dei crash. I principali indici sono bene impostati per superare eventuali prese di beneficio.
Conclusioni
Si sta delineando la fine del mese di settembre con un saldo positivo e questo alla vigilia non era affatto scontato essendo storicamente il peggiore mese dell'anno e quando chiude in positivo successivamente ad una estate positiva nonostante il periodo estivo sia il semestre più avaro di rendimenti è difficile pensare che non ci siano i compratori sul mercato azionario e che il sentiment di fondo sia negativo nonostante i venti di guerra, le incertezze commerciali, le valutazioni da alcuni considerate da bolla finanziaria, il record dei debiti, la "crisi" del dollaro ecc.
Prospettive per la prossima settimana
La prossima settimana, venerdì, ci sarà il dato sull'occupazione americana e si avrà un quadro chiaro dello stato di salute della crescita, inflazione e infine occupazione, ma non sarà decisivo per capire subito quanti tagli dei tassi ci saranno, perché sembrano scontati due per la fine dell'anno, forse tre, e per quella data altri dati saranno comunicati e permetteranno ulteriori valutazioni.