Analisi Settimanale Mercati Finanziari - 20 Settembre 2025

Michele Clementi Michele Clementi - 20/09/2025 07:22

Riunione della Fed

  • La Fed ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base (0,25%) portando il tasso sui fed funds a un intervallo del 4,00-4,25%.
  • Il voto è stato 11-1: tutti favorevoli al taglio “normale” da 25 bps, tranne il membro Stephen Miran, che ha dissentito, sostenendo che sarebbe stato meglio tagliare di 50 bps.
  • Nel comunicato, Powell & Co. hanno segnalato che il mercato del lavoro mostra segni di indebolimento: la creazione di posti di lavoro è più debole, il tasso di disoccupazione è in lieve salita.
  • L’inflazione rimane sopra l’obiettivo del 2%, benché si preveda che cali nel tempo.

Le aspettative sui prossimi tagli

  • La mediana delle proiezioni dei partecipanti (il “dot plot”) suggerisce due ulteriori tagli di 25 bps entro la fine del 2025.
  • Per il 2026, la mediana prevede un ulteriore taglio, ma in misura più moderata.
  • Tuttavia, la gamma delle proiezioni è ampia: alcuni membri prevedono tassi sostanzialmente fermi, mentre altri – come Miran – spingono per tagli molto più aggressivi.

Divergenze interne: quanto “unanimità” c’è davvero?

  • Se il voto sull’azione concreta è stato quasi unanime (eccetto Miran), dietro le quinte ci sono divergenze sostanziali nella visione del percorso futuro dei tassi. Il dot plot mostra “punti” molto distanti tra loro.
  • Miran è l’esempio più evidente di divergenza: vorrebbe tagli maggiori e più rapidi. Gli altri membri, almeno i più vicini al centro della mediana, appaiono più cauti — vogliono evitare di abbassare troppo velocemente se l’inflazione o le aspettative inflationistiche non calano in modo convincente.

Il ruolo del Presidente Powell

  • Powell mantiene una posizione di equilibrio: il cut è stato descritto come una misura di “risk management” (“gestione del rischio”) piuttosto che l’inizio di un ciclo di allentamento aggressivo.
  • Sotto la sua leadership, la Fed sembra voler evitare sorprese: si affida ai dati in arrivo, è attenta al mercato del lavoro, ma non vuole dare l’impressione che abbasserà i tassi “a prescindere”.
  • Non ci sono segnali che Powell stia per essere sostituito prima della fine del mandato a maggio 2026. Tuttavia, la presenza di Miran (nominato dal governo) e le pressioni politiche (criticità sul ruolo della Fed, tentativi di cambio di governatori) fanno sì che parte dell’attenzione sia anche su come si manterrà l’indipendenza della banca centrale.

Quali rischi da tenere d’occhio

  • L’inflazione continua a rimanere persistente: se non cala come previsto, la Fed potrebbe rallentare i tagli o fermarsi.
  • Il mercato del lavoro potrebbe deteriorarsi in modo più rapido del previsto, forzando tagli più aggressivi.
  • Pressioni politiche: la nomina di Miran, e le tensioni intorno alla Fed, potrebbero portare a cambiamenti, ma è incerto quanto influiscano sulle decisioni in concreto.
  • Le aspettative del mercato: se i mercati si aspettano troppi tagli e non arrivano, ci potrebbero essere reazioni forti su titoli, obbligazioni, cambio, ecc.

Conclusione

  • La Fed ha fatto quello che la maggior parte si aspettava: taglio moderato, 25 bps.
  • Le aspettative suggeriscono almeno altri 2 tagli da 25 bps entro fine 2025 nella mediana, ma non tutti sono d’accordo, e qualcuno (come Miran) spinge per una discesa molto più rapida.
  • Powell appare deciso a mantenere un approccio “data-driven” e cauto, non desidera impegnarsi su cammini troppo aggressivi di easing finché l’inflazione non dà segnali chiari.
  • Non mi risulta che, al momento, ci sia una reale prospettiva di cambio di presidenza imminente alla Fed — almeno basandosi su queste decisioni e comunicati.

Euro digitale: passo avanti unanime all’Eurogruppo, ma la strada è ancora lunga

Il tema dell’euro digitale è tornato protagonista all’Eurogruppo riunito a Copenaghen, dove è stato discusso e approvato all’unanimità in aula un primo orientamento condiviso. 
L’approvazione ha visto la partecipazione non solo dei membri dell’Eurogruppo (cioè i ministri delle finanze dei paesi della zona euro), ma anche di persone non appartenenti all’Eurogruppo, un fatto che sottolinea l’ampiezza del coinvolgimento e l’interesse che questo argomento ha suscitato.

Cosa è stato deciso

Tra i punti centrali su cui è stato trovato consenso:

  • La definizione del tetto massimo per i limiti di detenzione dell’euro digitale: ovvero quanto “in digitale” si potrà detenere senza restrizioni o con trattamenti speciali.
  • Il modello del processo per l’emissione e gestione dell’euro digitale.
  • Un importante obiettivo condiviso è che i costi di gestione dell’euro digitale siano inferiori a quelli delle modalità tradizionali di pagamento (carte, transazioni attuali), per tutelare consumatori e mercati.

Prospettive future

  • Il Parlamento europeo avrà un ruolo centrale nel perfezionamento della proposta legislativa: audizioni, emendamenti, dibattito politico. Lagarde ha esplicitamente detto che il lavoro continuerà lì.
  • Il Consiglio dell’Unione Europea (in particolare attraverso Ecofin) è l’altra sede in cui si dovranno prendere decisioni decisive, soprattutto in termini di limiti, condizioni, e operatività.
  • Serve definire tempi chiari: la speranza espressa è che tutto sia “completato il più presto possibile”. Ma finora non è stato fissato un calendario preciso per l’entrata in vigore.

Criticità e questioni aperte

  • Limite di detenzione: fino a che punto l’euro digitale potrà essere usato liberamente? Dove si pone il confine oltre il quale saranno previste condizioni diverse?
  • Costi per il consumatore: come evitare che, nell’uso quotidiano, l’euro digitale diventi più oneroso rispetto alle opzioni attuali.
  • Privacy, sicurezza, resilienza: garantire che la nuova forma digitale sia sicura, che protegga i dati dei cittadini, che non dia luogo a rischi di centralizzazione o attacchi cibernetici.
  • Inclusione sociale e digitale: assicurare che tutti possano accedere al servizio, anche chi ha minore dimestichezza con tecnologie digitali o vive in aree con infrastrutture deboli.

L’euro digitale è una moneta elettronica emessa direttamente dalla Banca Centrale Europea (BCE), pensata come complemento (non sostituto) del contante. In altre parole:

  • oggi usiamo euro in due forme principali → banconote e monete fisiche (emesse dalla BCE) e denaro bancario (quello che vediamo sul conto corrente, che in realtà è un credito nei confronti della banca).
  • con l’euro digitale, ogni cittadino o impresa avrebbe la possibilità di detenere euro “digitali” garantiti dalla BCE — cioè soldi elettronici che non dipendono da una banca commerciale, ma sono un vero e proprio credito diretto verso la banca centrale, come il contante.

Caratteristiche principali dell’euro digitale

  • Valore legale: sarà riconosciuto come moneta a corso legale, al pari di banconote e monete.
  • Accesso universale: chiunque nell’area euro potrà usarlo, anche per pagamenti online o nei negozi.
  • Sicurezza: essendo emesso dalla BCE, non può “fallire” come una banca privata.
  • Complemento al contante: non lo sostituisce, ma lo affianca. Chi vorrà continuare a usare banconote e monete potrà farlo.
  • Tecnologia: dovrebbe essere utilizzabile tramite app ufficiali o carte digitali, anche offline in alcuni casi.

Perché viene introdotto

  1. Rispondere alla digitalizzazione dei pagamenti→ sempre più persone usano strumenti elettronici invece del contante.
  2. Autonomia strategica europea → evitare di dipendere da circuiti privati extraeuropei (Visa, Mastercard, PayPal, ecc.).
  3. Innovazione e inclusione → garantire un metodo di pagamento semplice, sicuro e accessibile a tutti.
  4. Tutela della privacy → a differenza delle criptovalute private o di altre valute digitali, l’euro digitale sarà regolamentato e con standard di protezione dei dati.

Curiosità:

Il Cigno Nero: l’imprevedibile che cambia la storia

Da dove nasce l’idea

Per secoli in Europa si pensava che tutti i cigni fossero bianchi. L’arrivo degli esploratori in Australia, dove scoprirono i cigni neri, ribaltò questa convinzione: bastava un solo controesempio per demolire una “certezza” universale.

Il filosofo e matematico Nassim Nicholas Taleb ha ripreso questa metafora nel suo celebre libro Il cigno nero (2007) per descrivere eventi rari, imprevedibili e con impatti enormi.

Le tre caratteristiche di un Cigno Nero

Secondo Taleb, un evento può definirsi “Cigno Nero” se ha queste tre proprietà:

  1. Imprevedibilità – non può essere anticipato con i normali modelli o con i dati passati.
  2. Impatto enorme – influenza in modo decisivo mercati, società, politica o tecnologia.
  3. Razionalizzazione a posteriori – dopo che accade, tendiamo a spiegarlo come se fosse stato prevedibile (“era ovvio che sarebbe successo”).

Esempi di Cigni Neri

  • Attacchi terroristici dell’11 settembre 2001: evento non previsto dai modelli di sicurezza, con conseguenze geopolitiche ed economiche globali.
  • Crisi finanziaria del 2008: il collasso di Lehman Brothers e il contagio dei derivati hanno messo in ginocchio i mercati mondiali, nonostante pochi avessero colto i segnali.
  • Covid-19 nel 2020: una pandemia che ha bloccato intere economie, accelerato il lavoro da remoto e rivoluzionato interi settori industriali.

Perché i Cigni Neri contano in finanza

La finanza tradizionale tende a basarsi su modelli probabilistici (tipo distribuzione normale), che sottovalutano la probabilità di eventi estremi. Taleb sottolinea invece che:

  • Gli eventi rari possono determinare più la storia di quelli comuni.
  • La gestione del rischio non deve basarsi solo sulla “media” o sulla “volatilità normale”, ma su scenari estremi.
  • Un portafoglio solido è quello che resiste agli shock, non quello che performa solo in tempi tranquilli.

Come difendersi dai Cigni Neri

Taleb propone la strategia della “antifragilità”: non solo resistere agli shock, ma trarne beneficio.
Qualche principio chiave:

  • Diversificare le fonti di reddito e investimento.
  • Ridurre la dipendenza da previsioni troppo precise.
  • Evitare eccessiva leva finanziaria.
  • Sfruttare “opzioni asimmetriche”: piccole perdite possibili, grandi guadagni potenziali.

Una lezione per tutti

Il Cigno Nero ci ricorda che non tutto è prevedibile, e che la vera forza sta nell’essere pronti all’imprevedibile. In fondo, la storia non procede in linea retta: sono proprio i rari shock improvvisi a cambiare il mondo.

In sintesi: più che indovinare il prossimo Cigno Nero, conviene costruire sistemi – economici, aziendali, personali – che possano sopravvivere (e magari prosperare) quando il cigno spicca il volo.

LA SETTIMANA IN BORSA

Settimana positiva in America trainati dal taglio dei tassi che ha fatto "volare" i titoli di piccola capitalizzazione che più degli altri beneficiano del taglio dei tassi essendo più indebitati. L'Europa è rimasta al palo ancora alle prese con l'incertezza dei dazi e della crescita economica della Germania e dei problemi politici della Francia, le due prime economia dell'area. Una volta erano le economie trainanti, ora lo sono le economie dei paesi che fino a qualche anno fa rappresentavano il problema. Il mondo cambia i suoi equilibri continuamente.

Specifica Europa

I mercati europei sono leggermente negativi, anche se guardando nello specifico il settore tecnologico ha guadagnato il 5%, ma sappiamo che in Europa il peso di tale settore è marginale, mentre i finanziari grazie al risiko bancario sono in rialzo dello 0,3% e del 47% da inizio anno. Si rafforza l'euro sul dollaro e da inizio anno porta a casa un +13% che pesa negativamente sui portafogli investiti in dollari ed in particolare negli Usa.

La Bank of England ha deciso di mantenere i tassi al 4%, pur riducendo il programma di quantitative tightening da £100 mld a £70 mld all’anno per cercare di smorzare la volatilità del mercato obbligazionario.

Performance settimanali degli indici europei

I principali listini europei hanno chiuso in ribasso:

  • DAX (Germania): -0,45 %
  • CAC 40 (Francia): -0,55 %
  • FTSE MIB (Italia): -1,73 %
  • FTSE 100 (Regno Unito): -0,65 %
  • EURO STOXX 50: +0,40 %
  • MSCI Europe: -0,46 %

Specifica Usa

Nvidia investirà 5 miliardi in Intel per lo sviluppo di chip per data center e prodotti per pc e altri 2,7 miliardi per potenziare le start up AI nel Regno Unito. Nonostante il mese di settembre in genere avaro di rendimenti, gli indici americani viaggiano sui massimi storici registrando ogni settimana nuovi massimi. Da segnalare la debolezza del dollaro che dopo qualche mese di stanca sembra aver ripreso il trend di indebolimento verso le altre valute mondiali. Questo trend rafforza ulteriormente le barriere verso il mercato statunitense aggiungendosi ai dazi.

Performance settimanale degli indici Usa e mondo

I listini americani chiudono in positivo come quelli periferici:

  • S&P 500: +0,74%
  • Nasdaq: +1,37%
  • Russell 2000: +2,16%
  • MSCI World: +0,48%
  • MSCI Emerging: +0,91%
  • MSCI China: +0,63%

Dati macro: 

Nonostante il taglio ai tassi, i rendimenti dei titoli di Stato USA (Treasuries) a lungo termine sono saliti, segno che il mercato sta prezzando un rischio di inflazione o che il taglio non è stato percepito come un’apertura a una politica monetaria molto aggressiva.
La banca centrale Giapponese per la quarta riunione consecutiva lascia invariati i tassi allo 0,5%, ma annuncia per il 2026 un piano di vendita del suo portafoglio in ETF per un controvalore di 7 trilioni di yen, con un piano di 620 milioni di yen all'anno per non interferire con l'andamento dei mercati finanziari. Aspetto che sicuramente sarà approfondito dai money manager.

Analisi tecnica e valutazioni: 

Gli indici area euro stanno consolidando sui massimi: accumulo o distribuzione? Gli aspetti macro da risolvere sono tanti e per ora manca una linea comune condivisa quindi i prezzi rappresentano queste incertezze. Dall'altra parte dell'oceano in America, dove Trump, nonostante le mille critiche, ha una linea chiara e precisa, nonostante i tempi più lunghi del previsto, piano piano sta mettendo un mattone sopra l'altro e i prezzi lo seguono.

Conclusioni

Settembre storicamente volatile e pigro di rendimenti sta sorprendendo tutti, con una performance positiva che se così fosse per la fine del mese avrebbe implicazioni positive per i mesi a venire. In particolare, il taglio dei tassi sui massimi ha risvolti interessanti a 12 mesi.

Prospettive per la prossima settimana

La prossima settimana ci sarà l'Ifo della Germania e il Pil statunitense e qualche indicatore per valutare lo stato di salute del settore manufatturiero. Difficile fare previsioni, ma sembra che ci sia ancora tanta liquidità fuori dal mercato in attesa di quello che in molti ad inizio anno si aspettavano: la recessione che ovviamente ora è chiaro a tutti che non ci sarà almeno per quest'anno.

 

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