Analisi Settimanale Mercati Finanziari - 25 Ottobre 2025

Michele Clementi Michele Clementi - 25/10/2025 07:05

Quarta sessione plenaria del XX Comitato centrale del Partito comunista

Poca rilevanza è stata data ad un evento di grande importanza per capire meglio il futuro della Cina (oltre ai dazi). 
Durante la sessione (“plenum”) la commissione centrale del Partito ha approvato le «Raccomandazioni per la formulazione del XV Piano Quinquennale (2026-2030).

Ecco i punti principali enunciati nel comunicato ufficiale e dalle analisi:

La leadership di Xi Jinping viene riaffermata esplicitamente come asse centrale e insostituibile della stabilità strategica del Paese e viene ribadita la centralità della “leadership unificata e assoluta del Partito” come premessa di qualsiasi riforma economica, tecnologica o sociale.

Le priorità emerse sono:

· autonomia strategica e sicurezza → riduzione dipendenza tecnologica, energetica, alimentare;

· innovazione ed egemonia tecnologica → AI, semiconduttori, biotech, quantistica, spazio;

· rete industriale nazionale integrata → “dual circulation”: autosufficienza interna + export selettivo;

·  transizione energetica → ma con pragmatismo: carbone stabilizzato, nucleare accelerato, leadership nelle rinnovabili;

· rafforzamento disciplinare interno → lotta alla corruzione e “deviazioni ideologiche”;

· coesione sociale e controllo politico → prevenzione instabilità, istruzione patriottica, cybersicurezza.

Il comunicato insiste su un punto cruciale:

La Cina entra in una fase dove “opportunità e rischi” coesistono, ma devono essere gestiti con anticipo e non reagendo a crisi esterne.

Non è pessimismo: è preparazione strutturale a uno scenario globale percepito come più ostile e imprevedibile.

Da qui l’enfasi su “sicurezza nazionale totale” (comprende economia, ideologia, logistica, clima, tecnologia, cyberspazio), ovviamente sarà rafforzato l’aspetto militare.

Il messaggio implicito all’Occidente è: “non vogliamo separarci, ma da ora non dipenderemo più da voi”.

Conclusioni

Nonostante l’ampia visione strategica, non sono stati divulgati target dettagliati (per esempio di crescita annua) nel comunicato del plenum.

Alcuni criteri che gli analisti stanno considerando:

  • Crescita economica media annua intorno al ~4,5% (ipotesi) nel periodo 2026-30.
  • Tasso di disoccupazione urbano mantenuto sotto il ~5,5%.
  • Aumento della spesa in ricerca e sviluppo (R&D) a oltre ~7% annuo.
  • Obiettivo di urbanizzazione ~70% entro il 2030.

L'indice dei prezzi al consumo (CPI) 

L'inflazione negli Stati Uniti è aumentata del 3% su base annua a settembre, in lieve crescita rispetto al 2,9% di agosto e allo stesso tempo è risultata inferiore alle aspettative del 3,1%.

Facendo un'analisi sull'anno si nota che a Febbraio l'inflazione era salita fino al 3% dai minimi del 2,4% di ottobre 2024 per poi scendere nuovamente, sorprendendo tutti, fino al 2,3% di maggio.
Ora un poco alla volta, come sosteneva Powell. e per questo rimaneva restio a tagliare i tassi di interesse, l'inflazione ha ripreso a salire riportandosi sui livelli di Febbraio.

L'impatto dei dazi sull'inflazione

I dazi imposti dall'amministrazione Trump hanno avuto un impatto significativo sull'inflazione. Secondo la Federal Reserve di St. Louis, tra giugno e agosto 2025, i dazi hanno contribuito per circa 0,5 punti percentuali all'inflazione annualizzata dell'indice dei prezzi al consumo per le spese per consumi personali (PCE).

Un'analisi di Goldman Sachs ha stimato che i consumatori statunitensi assorbiranno il 55% dei costi dei dazi entro la fine dell'anno, mentre le imprese americane e gli esportatori esteri copriranno rispettivamente il 22% e il 18% dei costi.

Inoltre, la Congressional Budget Office ha previsto che i dazi aumenteranno l'inflazione media annuale di 0,4 punti percentuali nel 2025 e nel 2026, riducendo al contempo la crescita del PIL e il potere d'acquisto delle famiglie.

Politica monetaria: aspettative per la Fed

Nonostante l'aumento dell'inflazione, la Federal Reserve si prepara a ridurre i tassi di interesse. Gli analisti prevedono un taglio dello 0,25% durante la riunione della prossima settimana, con un altro possibile taglio a dicembre, in risposta a una crescita economica solida ma un mercato del lavoro che desta segnali di rallentamento seppure ancora la disoccupazione rimane a livelli molto bassi.

Eccezionalmente, Powell e il Board dovranno valutare la situazione senza avere a disposizione il dato ufficiale sulla disoccupazione di ottobre, non pubblicato a causa dello shutdown, sebbene probabilmente abbiano ricevuto informazioni private.

Fed e politica

La Fed è indipendente e non dovrebbe subire pressioni politiche e le decisioni dovrebbero essere prese sulla base dei dati economici e sulle previsioni future, seppure difficili, ma questa volta sembra piuttosto una decisione per raggiungere un equilibrio politico piuttosto che economico, non tanto per stimolare la crescita in essere ed anche forte, o per raffreddare le spinte inflazionistiche che non richiederebbero un taglio, piuttosto un nulla di fatto, ma per accontentare Trump che recentemente ha subito cortei di contestazione nelle principali città d'America e vorrebbe riconquistarli con dei tassi più bassi sulle rate dei mutui con il rischio di trovarsi con un "suo" futuro Presidente, in sostituzione a Powell il cui mandato scade a Maggio che dovrà affrontare un rischio inflazione e dover alzare i tassi di interesse.

Curiosità:

Dumb Money e Short Squeezy

Nel gergo dei mercati finanziari, “dumb money” è un termine (piuttosto dispregiativo) usato da investitori professionali per indicare il denaro dei trader inesperti o impulsivi, tipicamente retail, che operano più per emozione, hype o imitazione che per analisi razionale.

È l’opposto del “smart money”, che rappresenta banche d’investimento, fondi hedge, istituzionali e investitori molto informati.

Come viene visto il “dumb money”

Viene associato a comportamenti come:

  • comprare quando il prezzo è già esploso perché “lo stanno comprando tutti”
  • vendere nel panico al primo ribasso
  • seguire consigli di massa su social senza capirli
  • muoversi in ritardo rispetto agli investitori professionali

Ovviamente questo è uno stereotipo, e non sempre vero — ma è la percezione nel linguaggio di Wall Street.

Collegamento con lo short squeeze

Paradossalmente, proprio quel “dumb money” che molti hedge fund pensano di sfruttare… può causare uno short squeeze e distruggerli.

Uno short squeeze è un fenomeno di mercato in cui il prezzo di un’azione (o di un altro asset) sale così rapidamente da “schiacciare” gli investitori che avevano scommesso sul ribasso tramite operazioni di vendita allo scoperto (short selling). Questo aumento improvviso costringe molti di loro a ricomprare in fretta l’azione per limitare le perdite, alimentando ulteriormente l’impennata dei prezzi in una spirale auto-rinforzante.

Esempio concreto

  • Azione XYZ quota 10 €
  • Hedge fund A la ritiene sopravvalutata → apre 1 milione di azioni short
  • Incassa subito 10 M€ (10 × 1.000.000), aspettandosi di ricomprarle a 5 €

Fin qui tutto ok.

Ma… arriva il retail

Un’ondata di utenti retail comincia a comprare in massa (magari community di TikTok / Reddit / hype).
Il prezzo inizia a salire NON per fondamentali, ma per domanda improvvisa.

Cosa succede

Perdita potenziale

10 € → 15 € l’hedge è tranquillo, aspetta -5 M€

15 € → 25 € arrivano le prime margin call -15 M€

25 € → 50 € l’hedge è costretto a ricomprare nel panico -40 M€

Più ricopre, PIÙ il prezzo sale, PIÙ altri short vengono liquidati = spirale assurda.

Si può pensare che gli hedge fund siano più forti e liquidi del popolo retail, ma bisogna considerare che hanno:

·         limiti di rischio imposti dal risk manager interno

·         richieste dei clienti (investitori istituzionali)

·         margini con le banche da rispettare - Margin call

·         strategie predefinite / modelli matematici

→ non possono essere “flessibili” o “irrazionali” come il retail
→ spesso sono costretti a chiudere in perdita anche se sanno che l’idea era giusta nel lungo termine.

Intanto il retail

Se ha comprato a 10 € e il prezzo esplode a 50 €…

  • Anche con 1000 € avrebbe potuto farli diventare 5000 €
  • Ma ATTENZIONE: chi arriva tardi a 50 € e compra lì può restare devastato al crollo successivo

Dopo lo squeeze spesso arriva un crollo violentissimo, quando finisce il carburante.

LA SETTIMANA IN BORSA

Settimana ancora caratterizzata dallo Shut Down, ma in previsione della riunione della Fed la prossima settimana è stato comunicato il CPI in America che ha sorpreso tutti con un dato migliore delle attese che unito alle solide trimestrali che sono anch'esse mediamente migliori delle stime hanno fatto salire gli indici azionari.

Specifica Europa

Bene l'Area Euro trainate anch'esse dalle buone trimestrali (vedi Eni) e dai listini americani, nonostante le prese di beneficio sul comparto dei finanziari. Male Stm -10% nonostante i dati buoni, mentre Stellantis fa altrettanto ma in positivo. Leonardo (-3,1%) nonostante l'intesa sul satellitare con Thales e Airbus, paga i venti di pace. 

Performance settimanali degli indici europei

I principali listini europei hanno chiuso in rialzo:

  • DAX (Germania): +1,72%
  • CAC 40 (Francia): +0,63%
  • FTSE MIB (Italia): +1,74%
  • FTSE 100 (Regno Unito): +3,11%
  • EURO STOXX 50: +1,18%
  • EURO STOXX 600: +1,68%
  • MSCI Europe: +1,52 %

Specifica Usa

In attesa dell'incontro tra Cina ed America per definire i dazi, ma in pochi credono in un accordo definitivo, l'America sale sulle trimestrali che continuano con una buona percentuale (quasi l'80%) a battere le stime. Le attese ora sono per la riunione della Fed e soprattutto c'è attesa per le parole di Powell che dovrà prendere una decisione scontata con i listini sui massimi storici e qualcuno razionalmente pensa perché ci sia tutto questo bisogno di un taglio dei tassi.

Performance settimanale degli indici Usa e mondo

Anche i listini americani chiudono in positivo:

  • S&P 500: +1,92%
  • Nasdaq: +2,31%
  • Russell 2000: +2,50%
  • MSCI World: +1,74%
  • MSCI Emerging Market: +2,04%
  • MSCI China: +3,95%

Dati macro: 

L'inflazione è al 3% su aspettativa di un +3,1%, ma continua a salire mese dopo mese dal minimo di maggio 2,3% al 2,9% del mese di settembre. Powell sicuramente lo farà notare come farà notare l'economia sostanzialmente forte, mentre non avrà i dati relativi al mercato del lavoro di questo mese che non sono stati comunicati. Continua a scendere la fiducia dei consumatori calcolata dall'Università del Michigan a 53,6 nonostante i record delle borse.

Analisi tecnica e valutazioni: 

Listini sui massimi storici e dai minimi di Aprile in America è stato impossibile vedere un ribasso di oltre il 3%. Buy on the deep continua ad essere la regola aurea a confermare in quanti siano usciti sulla paura di una economia in recessione a causa dei dazi in Aprile e forse anche prima perché ritenevano i prezzi delle azioni a livelli insostenibili. Forza chiama forza, o la paura di perdere il treno chiama tutti alla stazione, speriamo non sia l'ultima fermata.

Conclusioni

Ci apprestiamo alla fine del mese di ottobre che sembrava potesse interrompere i cinque mesi consecutivi di rialzo ed invece con un colpo di coda ci sono buone possibilità che chiuda anch'esso positivo anche perché entriamo in una finestra favorevole degli ultimi quattro giorni del mese e i primi di novembre con l'entrata del semestre d'oro per le borse con la speranza che perduri fino a Maggio dell'anno prossimo.

Prospettive per la prossima settimana

Le attenzioni saranno rivolte alla riunione della Fed mercoledì 29 con le attese scontate per un taglio dello 0,25% e le attenzioni saranno rivolte alla riunione successiva di dicembre in cui un taglio è dato al 90%. Quella della BCE giovedì 30 non prevede un taglio ma le attenzioni sono per le successive in cui ci sarà il dilemma tra un'inflazione al 2,2% e una crescita modesta che necessità di ulteriori spinte espansive.

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