Pensioni 2026, aumenti tagliati a causa di addizionali, IRPEF e altro: ecco a quanto ammontano

Niccolò Mencucci Niccolò Mencucci - 08/12/2025 10:15

Pensioni 2026, aumenti tagliati a causa di addizionali, IRPEF e altro: ecco a quanto ammontano

Non solo gli aumenti risulteranno molto contenuti per molti pensionati, ma per un gran numero di loro non ci sarà alcun incremento.

E questo per via di elementi come l?addizionale e l'IRPEF, che rischiano di annullare quasi del tutto il beneficio della rivalutazione annuale in arrivo a gennaio 2026.

Vediamo quanto potrebbe ammontare l?aumento della pensione con tutte queste voci di "spesa".

Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Mr LUL lepaghediale.

Pensioni 2026, aumenti tagliati a causa delle di addizionali e IRPEF

Gran parte dell?aumento in arrivo nel 2026 finirà per essere assorbito dal Fisco.

Lo rileva l'ultima analisi tecnica degli uffici Previdenza della CGIL nazionale e dello Spi Cgil, che mostra come gli incrementi previsti siano già oggi erosi dall?IRPEF e dalle addizionali, trasformando aumenti potenzialmente significativi in incrementi minimi o addirittura simbolici.

Nonostante gli assegni siano cresciuti (a livello lordo) del 16,46% tra il 2022 e il 2026, grazie al meccanismo dell?indice FOI, anno dopo anno una quota sempre più crescente dell'incremento annuo viene assorbita dall'IRPEF.

Ad esempio, a livello di aliquote medie, per una pensione di 800 euro si è passati dal 5,38% nel 2022 all?8,78% nel 2026, mentre per una pensione di 1.000 euro si è arrivati dal 10,19% al 12,91%. A sua volta un assegno su 2.000 euro lordi ha visto aumentare l'aliquota dal 17,07% al 18,42%.

"Risultato: gran parte dell?aumento finisce per essere riassorbita dal fisco. La perequazione diventa così un meccanismo che ricostituisce il gettito statale più che tutelare il potere d?acquisto delle pensioni", sottolinea il sindacato nazionale.

Pensioni 2026, aumenti insufficienti rispetto all'inflazione

Secondo la CGIL, la perequazione delle pensioni per il 2026, fissata per il 2026 all?1,4%, non riesce nemmeno a "recuperare la forte perdita di potere d?acquisto causata dall?impennata inflattiva del biennio 2022?2023".

Un esempio emblematico riguarda le pensioni minime lorde, che aumenteranno di soli 3,12 euro, passando da 616,67 a 619,79 euro.

E poco cambia anche con importi maggiori: una pensione netta da 632 euro nel 2025 arriverà a 641 euro nel 2026 (appena 9 euro), mentre un assegno previdenziale da 1.000 euro salirà a 1.011 euro nel 2026 (poco più di 11 euro).

Infine, una pensione da 1.500 euro lordi passerebbe nel 2026 a 1.517 euro.

Diverso però è il caso delle misure "esentasse", come le pensioni integrate al minimo e le maggiorazioni sociali, che addirittura riceveranno qualcosa in più rispetto ad altre pensioni.

Pensioni 2026, il paradosso degli assegni minimi

Sempre il sindacato nazionale ha fatto notare anche il profondo squilibrio tra pensioni assistenziali o maggiorate e pensioni contributive basse.

Le pensioni integrate al minimo e le maggiorazioni sociali, esentasse, arriveranno nel 2026 a circa 770 euro netti al mese, grazie appunto alla perequazione e all?aumento strutturale previsto dalla legge di bilancio.

Al contrario, chi percepisce una pensione contributiva leggermente superiore agli 8.500 euro annui (la soglia della no tax area, ferma da anni) non solo subisce l?IRPEF, ma vede gran parte degli aumenti annullati dal prelievo fiscale.

Tre esempi della CGIL lo illustrano con chiarezza: una pensione con contributi bassi ma integrata e maggiorata arriva a 749 euro netti. Una pensione con contributi più alti ma solo una piccola maggiorazione si ferma a 710,47 euro netti. Infine, una pensione con contributi più consistenti ma senza alcuna maggiorazione raggiunge 745,97 euro netti.

In altri termini, chi ha lavorato e contribuito di più potrebbe trovarsi a ricevere meno in tasca rispetto a chi beneficia di prestazioni assistenziali. "Un effetto indesiderato prodotto dall?assenza di coordinamento tra perequazione, fisco e maggiorazioni sociali", commenta il sindacato.

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