Trump apre ai tagli dei dazi con la Cina. E subito i mercati si bagnano come adolescenti davanti alla prima scena di nudo. Ma davvero c’è ancora chi si stupisce? Basta una sventagliata di ottimismo a caso - l’ennesima “substantive” trattativa promessa da qui a fine settimana - e via, Wall Street vola, il dollaro si gonfia come un pavone, i trader si sentono immortali. D’altra parte, chi non vorrebbe vivere in un mondo dove a fare politica economica è uno che tratta le tariffe doganali come se fossero le patatine della mensa: oggi le alzo, domani le abbasso, tanto l’importante è che qualcuno mi guardi mentre gioco col pulsante.
“145% di dazi? Sì, ora abbassiamoli, che tanto ci siamo già fatti abbastanza male. E se serve, possiamo sempre tornare a tirarcene addosso altri domani: così nessuno si annoia”. E la gente, invece di sganasciarsi da ridere, prende tutto sul serio. Gli investitori ricomprano azioni americane come se non ci fosse un domani, e tutti si danno di gomito esultando: “Hai visto? Trump ora è ottimista, il mondo è salvo!” Se solo la finanza fosse una disciplina seria e non un teatrino di illusionisti, a quest’ora i mercati avrebbero mandato a quel paese ogni dichiarazione fatta “per vedere l’effetto che fa”.
Guardate i dati, non le chiacchiere: Dow Jones su, S&P500 su, Nasdaq su, DAX su ancora di più - sì, perché noi europei almeno nella gara a chi gozzoviglia di più sui mercati sappiamo come dare spettacolo. Nel frattempo, l’euro si piega come una vecchia sedia sfondata sotto il peso di un dollaro che, appena sente aria di tregua commerciale, si ricorda di essere la valuta da cui dipende mezzo pianeta. E il mercato delle materie prime? Stesso copione: l’oro scende, perché non serve più paura; il petrolio sale, perché chi se ne frega delle emissioni se la Borsa brinda; Bitcoin vola, che tanto chi lo compra vive già in un altro universo parallelo e se ne sbatte della logica.
“Volete la ricetta della felicità? Basta un tweet del presidente, una frase sussurrata durante una conferenza stampa, e il capitalismo globale torna in erezione”. Ma voi davvero pensate che una relazione commerciale tra due superpotenze si risolva a colpi di battute davanti ai giornalisti? Siete figli di Beautiful o di Report? Intanto, tutti si affannano a rincorrere la notizia: “Il rischio è finito! Il rischio è tornato!” - come se fossimo in discoteca e il rischio fosse la ragazza che tutti vogliono limonare.
La verità è che tra Cina e Stati Uniti non c’è mai stato niente di “elegante”, come pretende Trump. C’è solo una guerra commerciale mascherata da telenovela per tenere acceso il palinsesto dei mercati. Oggi ammiccano, domani si sputano in faccia, dopodomani firmano la pace col sangue finto. E voi, intanto, continuate a inseguire le mode delle Borse come pecore cieche dietro al primo pastore che suona il flauto. “Andate, investite, comprate: se lo dice lui, che male può fare?” La risposta: parecchio, ma tanto la memoria qui dura meno di una seduta di borsa.
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