Bitcoin e altre criptovalute sono ancora sull’orlo del ribasso. Da giugno 2025 il Bitcoin ha perso i quasi il 15% del suo valore, e nell'ultimo mese ha superato il -8.50% ci perdita scivolando da un massimo di 125.000 (registrato il 6 ottobre) a circa 90.000 dollari, mentre Ethereum, la seconda criptovaluta per capitalizzazione, ha registrato un calo del 18,8% circa negli ultimi 6 mesi e un -60% nell'ultimo anno. Il crollo rispecchia la ciclicità storica della moneta di Satoshi Nakamoto, che in passato ha mostrato un andamento quadriennale, andando in ribasso circa 18 mesi dopo ogni halving. Il trend ricorda i cali visti a fine 2017 e 2021, sebbene il potenziale di crescita sia stato progressivamente ridotto: mentre tra il 2013 e il 2017 il bitcoin è cresciuto del 1.600%, nei successivi cicli l’incremento è stato "solo" del 200% e, in questo ciclo, appena del 100%.
Motivi del Calo: Incertezza Fed e Contagio dai Mercati Tradizionali
Il recente crollo di Bitcoin è stato alimentato dall'incertezza sulla politica della Federal Reserve riguardo ai tagli dei tassi a dicembre, con una probabilità dell'84-87%, ma dati deboli sul mercato del lavoro USA e sull'inflazione che ostacolano una decisione chiara. A questo si è aggiunta la volatilità dei titoli tecnologici, in particolare Nvidia (-12%) e Microsoft (-9% su base mensile), e una rotazione degli investitori verso asset più sicuri. Inoltre, le liquidazioni forzate, i warning dalla Cina su token illegali e il downgrade di MicroStrategy hanno amplificato il panico.
Impatto sui Mercati
Il sell-off criptovalute ha contaminato mercati azionari, con Nasdaq e S&P 500 in calo (-0,4-1% sessione 1/12), futures Wall Street rossi e risk-off globale. ETF Bitcoin deflussi, yen carry trade unwind e bond giapponesi in rialzo hanno colpito tech e growth stocks, ma indici europei stabili grazie a dati PMI misti.
L’ingresso degli istituzionali, unitamente alla quotazione americana degli ETF spot sulle criptovalute, ha modificato la dinamica dei cicli, ma la natura intrinseca della criptomoneta rimane. Oltre alle dinamiche di mercato, la prospettiva di una stretta fiscale rischia di aggravare ulteriormente il quadro. Infatti, la nuova Legge di Bilancio prevede un innalzamento dell’aliquota sulle plusvalenze da cripto-attività dal 26% al 33%. Questa misura potrebbe spingere molti investitori a vendere le proprie posizioni, temendo di dover pagare tasse maggiori, e incrementare così la pressione ribassista sul mercato.
Le previsioni degli analisti
Sul piano tecnico, gli analisti prevedono ulteriori ribassi nel breve termine. Il 13 novembre le quotazioni hanno infranto una trendline rialzista, aprendo la possibilità per il bitcoin di scendere verso i 85.000 dollari e, in una fase più marcata nel 2026, anche intorno ai 57.000-58.000 dollari, per poi scendere ulteriormente fino a 50.000 dollari. Questi livelli potrebbero costituire il punto di partenza per un nuovo ciclo rialzista. Con il mix di dinamiche tecniche, pressioni fiscali e l’ingresso degli istituzionali, il futuro del bitcoin appare incerto, intensificando il dibattito e l’attenzione degli investitori nel settore delle criptovalute.
Segnali di Recupero
Nelle ultime due sedute (2-3 dicembre) il Bitcoin ha recuperato terreno, fino a circa 92.200-92.300 dollari. Il recente slancio tecnico è positivo, ma per un ulteriore rally occorrono il superamento di resistenze chiave a 96.500-96.750, 99.500-100.000 e 107.000 dollari. Al ribasso, il supporto importante resta sotto gli 83.500 dollari, con notevole attenzione verso la soglia psicologica degli 80.000 dollari.
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(Redazione)