Coinbase, la piattaforma di scambio di criptovalute valutata circa 60 miliardi di dollari, è stata recentemente inclusa nell’indice S&P 500, segnando un passo importante per il settore delle criptovalute verso una maggiore integrazione nel sistema finanziario globale. Questa mossa offre a un pubblico più ampio la possibilità di esporsi indirettamente alle criptovalute attraverso investimenti tradizionali come ETF e fondi comuni. Negli ultimi giorni, il titolo Coinbase ha registrato un aumento di quasi il 30%, seguendo la ripresa di bitcoin. L’inclusione arriva però in un momento complesso, tra indagini della SEC e problemi di sicurezza, riflettendo le contraddizioni del mondo cripto.
Coinbase nell’S&P 500. Avete presente quando la nonna vi diceva: “Se ti butti dal ponte solo perché lo fanno tutti?” Ecco, sostituite il ponte con la finanza tradizionale, la nonna con Wall Street e voi con la pecora media che pensa di essere un investitore furbo. “Criptovalute rivoluzionarie, decentralizzate, nemiche delle banche! Peccato che la prima cosa che fanno appena sentono odore di soldi veri è correre a farsi adottare dal vecchio zio S&P”. La coerenza è morta, e l’hanno seppellita sotto una pila di ETF.
Ma vi stupite? Da una parte la cripto setta che urla “abbiamo cambiato il mondo!” e poi si mette a festeggiare come al bingo quando una delle loro aziende si fa mettere il guinzaglio dai grandi fondi. Dall’altra la finanza “seria”, che puzza ancora di carta carbone e fax, che adesso cerca di sembrare moderna attaccandosi alla coda dei bitcoin come il vostro cugino sfigato che vuole venire in discoteca con voi per rimorchiare. “Coinbase è il ponte tra due mondi!” Sì, il ponte dei sospiri, perché appena le banche trovano una scusa per fare soldi nuovi, si dimenticano subito dei loro discorsi sulle truffe e i riciclaggi.
E quindi? Adesso vi trovate la cripto in mezzo al portafoglio, ve la siete beccata senza nemmeno accorgervene, come la pubblicità dei gratta e vinci tra i biscotti al supermercato. La morale? Chi parlava di alternativa al sistema è diventato il sistema. E chi si illudeva di essere fuori dal casino, adesso ci è dentro fino al collo, come quei finti vergini che predicano castità e poi li trovate a letto col primo che passa appena cala la notte.
Vi piace l’illusione della novità? “Il futuro è decentralizzato!” Certo, come no. Peccato che la vostra decentralizzazione ora passa per uno dei più grandi indici centralizzati del pianeta. La verità? Siete solo materia prima per le commissioni di qualcuno. E se pensate che la blockchain vi renda migliori, vi do una notizia: la blockchain non è una religione, è solo un altro modo per fregarvi mentre credete di essere furbi. “Ma adesso anche i fondi pensione comprano cripto!” Sì, e domani magari vi vendono pure il ponte di Messina in NFT.
C’è chi si esalta perché adesso “siamo mainstream”. Ma siete solo su una giostra più grande, e il biglietto lo pagate voi. Meritavate di più, ma avete scelto di essere numeri su un grafico, proprio come tutti gli altri. “La finanza tradizionale è in crisi, serve innovazione!” Tradotto: servono nuovi polli da spennare, e voi siete perfetti - digitali, entusiasti e soprattutto ingenui come una classe di liceali alla prima gita.
La prossima volta che qualcuno vi dice “le criptovalute sono il futuro”, chiedetegli solo: il futuro di chi? Di BlackRock, di Fidelity o della vostra carta prepagata che non funziona nemmeno al tabacchino? Tenetevi forti, il capitalismo cambia solo il vestito, ma l’odore sotto le ascelle è sempre quello.
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