Oh, guardate qua che teatrino: il petrolio scende sotto i 65 dollari al barile e già si sentono i sospiri dei poveri speculatori che piangono sulle loro poltrone in pelle umana. “Ma come, c’era la guerra, c’era la tensione, c’erano le bombe, e il prezzo invece di schizzare come il sangue da una narice rotta, crolla come la dignità di certi analisti in TV?” Facciamo chiarezza, che qui regna una confusione degna di un’assemblea di condominio.
In America hanno le scorte che strabordano come il frigorifero di vostra madre il giorno prima di Ferragosto. Altro che crisi, altro che carestia: qui c’è così tanto petrolio che potrebbero usarlo per ingrassare i polli. E la domanda? Debole. Ma per forza: tra auto elettriche, gente che ormai va a piedi perché non può più permettersi nemmeno il biglietto del tram, e raffinerie che lavorano solo per tenere le luci accese nei loro uffici, c’è da stupirsi se il barile precipita?
Poi, i soliti noti: OPEC e compagnia bella. Questi che fanno? Prima tagliano, poi rimettono sul mercato barili come se fossero le noccioline all’aperitivo. “Mamma, guarda come sono bravo, oggi aumento la produzione, domani la taglio, dopo domani faccio il balletto delle cifre e intanto il mercato si mangia le mani”. Una farsa che neanche al circo.
Nel frattempo a Washington fanno i conti con un deficit che cresce più in fretta dei peli nelle orecchie: “Sì, ci indebitiamo, ma tranquilli, tanto ci pensa la Fed”. Peccato che, a furia di stampare soldi e promesse, anche il dollaro si è messo a tremare come una foglia. Le Borse, ovviamente, seguono: giù tutto, tranne le chiacchiere dei politici che restano sempre alte e inutili.
Geopolitica? Sì, certo. I titoloni su Israele che minaccia Teheran, le solite menate sulla guerra in Ucraina, sanzioni, minacce, e via discorrendo. “Questi sì che fanno paura, ma solo per dieci minuti, poi il mercato si ricorda che intanto le petroliere viaggiano lo stesso e che tanto, se non arriva il petrolio russo, si compra quello di qualcun altro alla faccia delle sanzioni”. Eh già, l’etica qui è come il petrolio: sporca tutto quello che tocca, ma nessuno ne può fare a meno.
E mentre i ministri si fanno le foto di gruppo proponendo tetti ai prezzi, cap al prezzo russo, grandi dichiarazioni che fanno ridere anche gli impiegati della dogana, intanto la verità è una sola: il mercato se ne frega. L’unica cosa che conta è quanto costa produrre, quanto costa trasportare, e chi è disposto a chiudere un occhio per incassare qualcosa in più. E voi che state lì a guardare i grafici con la bocca aperta, convinti che basti una notizia per farvi ricchi, siete lo spettacolo più deprimente del teatrino. “Svegliatevi, che il mercato non ha cuore, non ha morale, non ha memoria. Vi frega oggi e vi dimentica domani”.
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