Qualcuno si aspettava davvero che l’intelligenza artificiale avrebbe passato la sua esistenza a scrivere pseudo-sonetti d’amore per studenti pigri? L’IA, quella vera, ha deciso di mettere le mani dove l’umanità gioca a fare Dio: riprogrammare le cellule. Non vi basta il telecomando per cambiare canale? Adesso potete cambiare destino delle cellule umane con proteine progettate da algoritmi più intelligenti delle vostre scelte di vita. No, non è fantascienza da quattro soldi, ma il risultato di un paio di cervelloni (umani, non ancora rimpiazzati) che hanno addestrato GPT-4b - un cervello di silicio drogato di dati biologici - per fabbricare versioni potenziate delle famose proteine di Yamanaka. Quelle che, per chi ha dormito durante biologia, fanno tornare le cellule indietro nel tempo, risvegliando il loro spirito giovanile come se avessero trovato la fontana dell’eterna pluripotenza.
Le nuove star si chiamano RetroSOX e RetroKLF, ma non fatevi ingannare dai nomi da gruppo synth-pop anni Ottanta. Queste proteine, sotto la guida di un’IA senza cuore né morale, hanno preso le cellule mature e le hanno convinte a tornare giovani, con un’efficienza che fa impallidire i tentativi passati: cinquanta volte meglio, giusto per mettere a tacere chi pensava che qualche pipetta e un camice bastassero per cambiare il mondo. Tre settimane per ottenere cellule staminali? Roba da preistoria. Adesso bastano sette giorni. Sì, avete capito bene: le cellule si fanno il lifting settimanale, mentre voi impiegate più tempo a lamentarvi del lunedì.
Ovviamente, la faccenda non si ferma alla velocità. Il solito scettico dirà: “Ma il DNA poi che fa? Ma non si rompe tutto?” Tranquilli, l’IA ci ha pensato. Le nuove proteine sembrano anche riparare meglio i danni al DNA, come se avessero installato uno di quei programmi che aggiustano i file corrotti sul pc. Solo che qui stiamo parlando di genomi umani, mica delle vostre foto delle vacanze. E per chi teme che sia stata tutta una botta di fortuna, sappiate che i risultati si sono ripetuti su cellule di vari donatori, di diversi tipi, con la costanza di un’impiegata dell’anagrafe che timbra il cartellino.
La parte migliore? La fantasia degli scienziati non si è fermata a cambiare due amminoacidi qua e là: hanno riscritto interi pezzi delle proteine, con varianti che sembrano uscite da un laboratorio di Frankenstein molecolare. E sorpresa: più di un terzo delle nuove versioni di SOX2 e metà delle KLF4 funziona meglio dell’originale. Sarà che persino la natura, a forza di essere copiata, ci stava lasciando indietro. Ma non preoccupatevi, ci pensa la macchina a farvi vedere come si fa.
Adesso tutti gridano al miracolo per la medicina rigenerativa, le malattie legate all’invecchiamento, la fantomatica longevità. Già vi vedete, tra qualche decennio, a ringiovanire le ginocchia e il fegato mentre continuate a ignorare la dieta e il movimento. Gli investitori pregustano la prossima gallina dalle uova d’oro, i regolatori chiamano alla calma (come se l’avessero mai avuta), e i pazienti sognano terapie che arrivano prima che i loro medici vadano in pensione. Gli esperti, con la solita faccia seria, ricordano che serve validazione indipendente. Come dire: aspettate pure che arrivi la posta prima di stappare lo spumante.
Nel frattempo, il settore biotech si lecca i baffi. Tutti vogliono una fetta di IA, ma nessuno vuole davvero ammettere che, se le macchine funzionano meglio, forse siamo noi ad aver perso la ricetta giusta. D’altronde, se il vostro futuro è in mano a un algoritmo, meglio che sia capace di inventarsi proteine utili, piuttosto che perdere tempo a sistemare i vostri selfie.
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