Secondo quanto riportato dal Financial Times, l’India avrebbe offerto agli Stati Uniti una significativa riduzione dei dazi doganali, pur cercando di mantenere tariffe elevate su alcune categorie agricole come cereali e prodotti lattiero-caseari. L’obiettivo di Nuova Delhi è concludere un accordo con l’amministrazione Trump prima del 9 luglio, nell’ambito di trattative che puntano a un risultato equilibrato per entrambe le parti. Parallelamente, anche l’Unione Europea ha avviato negoziati accelerati con Washington per evitare i dazi del 50% annunciati da Trump, ora rimandati al 9 luglio. Tra i settori chiave oggetto di discussione figurano semiconduttori, automobili, farmaceutica e alluminio.
Pensavate che la politica commerciale fosse roba da paludati in giacca e cravatta? Sbagliato. Qui si tratta di chi si frega chi, di chi finge di negoziare mentre si fa i cazzi propri. L’India, che di furbizia ne ha da vendere, si sveglia una mattina e dice agli americani: “Dai, vi abbasso i dazi!” - ma, guarda caso, solo dove non mi fotte il portafoglio. Sul grano e i latticini, neanche morti, ché la vacca sacra sarà pure simbolo, ma la mucca da mungere quella è e resta. E poi - occhio - c’è sempre quel “bisogna che sia bilanciato”. Tradotto: tagliamo le tariffe, ma solo se a voi va peggio che a noi. Non sia mai che l’America si faccia un regalo senza contraccambio.
E intanto, dall’altra parte del mondo, l’Europa corre come una gallina senza testa, perché Trump, col suo solito stile da sottoscala, minaccia tariffe del 50% sugli europei se non gli si aprono le porte come il portone di un mercato rionale a Ferragosto. “Trattiamo, trattiamo, ma sbrigatevi che la scadenza è dietro l’angolo”, dice il baffone arancione. E questi, invece di mandarlo a quel paese, si mettono pure a ringraziare per la nuova “impulso ai negoziati”. Voglio vedere quanti vanno in banca a ringraziare quando arriva una nuova ondata di tasse.
Ma il meglio lo dà Apple, che si becca la minaccia: o spostate la produzione dentro i confini, o vi schiaffiamo una tassa del 25% sui telefoni che ormai valgono più di un’utilitaria. E giù di botte pure a Samsung, perché l’unica cosa che non sopporta l’America è che la gente spenda i soldi altrove. Non sia mai. Tanto, poi, tra una telefonata e un tweet, l’Europa fa finta di avere la situazione sotto controllo e l’India gioca ai tre cartellini con i dazi: “Questo lo abbasso, questo no, quest’altro lo alzo, questo lo nascondo”. Una fiera dell’ipocrisia.
E voi, intanto, che fate? Vi fate prendere per il naso, pensando che i negoziati servano davvero a migliorare la vostra vita. Certo, come no. I prezzi scendono, la concorrenza aumenta, i prodotti migliori arrivano dappertutto… Sì, come le promesse elettorali: aria fritta. L’unica cosa che scende davvero è la pazienza della gente che lavora, mentre chi tira le fila se la ride alle vostre spalle, trattando come se fosse tutto un grande mercato del pesce. E indovinate chi finisce nelle reti ogni volta? Bravi, voi.
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